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Ansia, depressione, Disturbo da stress post-traumatico: la stimolazione della parte superiore (dorsale) dell'ippocampo attenua i brutti ricordi.

siamo la nostra memoria

E se fosse possibile manipolare i ricordi cancellando le tracce dolorose degli eventi traumatici e migliorando il recupero dei momenti felici? Future tecniche terapeutiche potrebbero migliorare il trattamento per depressione, ansia, fobie e Disturbo da stress post-traumatico.

Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti.

Luis Borges, in accordo con quanto dimostrato dalla scienza, ci ricorda che la memoria è una realtà dinamica, mutevole e imprecisa. La memoria non è fedele ai fatti, è liquida. Ricordiamo solo quello che il cervello "vuole" e come il cervello "decide". All'interno del nostro "apparato per pensare" una struttura che ha la forma di cavalluccio marino, chiamata ippocampo, immagazzina le informazioni sensoriali ed emotive che costituiscono i ricordi, siano essi positivi o negativi. Non esistono due ricordi esattamente uguali, e allo stesso modo, ogni memoria che abbiamo è immagazzinata in una combinazione unica di cellule cerebrali che contengono tutte le informazioni ambientali ed emotive associate a quell'evento. L'ippocampo, benché piccolo, comprende diverse sotto regioni che lavorano in sintonia per richiamare gli elementi di una memoria specifica. Prove emergenti indicano che distinti domini dell'ippocampo guidano differentemente cognizione ed emozione; le regioni dorsali codificano informazioni spaziali, temporali e contestuali, mentre le regioni ventrale regolano le risposte allo stress, ai comportamenti legati all'ansia e agli stati emotivi. L'ippocampo media gli aspetti chiave delle memorie episodiche, inclusi gli elementi spaziali, temporali e contestuali dell'esperienza che possono anche essere intrisi di emozione e salienza. Le regioni dorsali sono specializzate nell'elaborare gli aspetti cognitivi dell'esperienza già vissuta, mentre le regioni ventrali fanno calcoli sulle componenti emotive degli eventi più recenti (ogni evento rilevante si traduce in apprendimento). Recentemente un gruppo di ricerca ha dimostrato che la memoria è estremamente flessibile a patto di conoscere le regioni giuste dell'ippocampo da stimolare. Ciò è significativo perché potrebbe tradursi in un futuro (e futuristico) trattamento per tutti quei disturbi caratterizzati dall'intrusione, invasiva e debilitante, di ricordi traumatici. Molti disturbi psichiatrici, tra i quali la depressione, l'ansia, gli attacchi di panico, le fobie e soprattutto il Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) sono infatti caratterizzati dall'impossibilità di tollerare il peso della memoria di brutte esperienze passate. Nel recente studio alcuni ricordi traumatici (come quelli che caratterizzano il PTSD) sono stati manipolati in un contesto sperimentale. Si è visto che, stimolando artificialmente le cellule della parte inferiore (ventrale) dell'ippocampo, i ricordi negativi possono diventare ancora più debilitanti. Al contrario, attraverso la stimolazione delle cellule nella parte superiore (dorsale) dell'ippocampo è possibile rimuovere dal ricordo degli eventi traumatici la componente emotiva, ciò rende la memoria di fatto meno significativa e quindi meno fastidiosa. È ovvio che questi risultati sono stati ottenuti solo su cavie animali, su topi. Usando una tecnica di laboratorio, chiamata optogenetica, i ricercatori hanno mappato le cellule dell'ippocampo che venivano attivate quando i topi "costruivano" nuovi ricordi legati ad esperienze positive (accoppiamento), neutre o negative (scossa elettrica). Una volta identificate le cellule coinvolte nella creazione di quelle specifiche memorie è stato possibile riattivare artificialmente i ricordi specifici mediate l'applicazione di una luce laser (sembra quasi Star Trek, ma è solo optogenetica!). Lo studio dimostra che la stimolazione della parte superiore (dorsale) dell'ippocampo sembra funzionare come una efficace terapia basata sull'esposizione (che ha la capacità, non tanto di cancellare il ricordo, quanto di attenuarne la sgradevolezza). Al contrario la stimolazione della parte inferiore (ventrale) dell'ippocampo crea una permanente associazione tra la traccia mnestica dell'evento e l'emozione di paura, ansia e i comportamenti di evitamento tipicamente associati a questi stati emotivi. Ciò suggerisce che questa parte del cervello, l'ipotalamo ventrale, è probabilmente iperattiva durante la formazione ed il recupero dei ricordi emotivamente carichi. Conseguentemente, è ipotizzabile che la riduzione dell'attività di questa area cerebrale potrebbe essere vista come un potenziale trattamento per i disturbi d'ansia o per il Disturbo da stress post-traumatico. In attesa di futuri sviluppi tecnologici, tuttavia, il modo migliore per gestire la componente emotiva legata ad ansia, depressione e Disturbo da stress post-traumatico resta la psicoterapia. Link Fonte