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Ansia e depressione, approccio o evitamento, forse è l'ippocampo che decide.

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Immagina che stai per entrare nel tuo ristorante preferito: buon cibo, bel locale, bella musica. Però ti accorgi che dentro c'è anche una persona che proprio non sopporti, che ti dà veramente fastidio incontrare. Che cosa fai entri o vai via?

In base ai risultati di un recente studio sembra che la decisione venga presa nell'ippocampo. L'ippocampo è una parte del cervello situata nel lobo temporale. Inserito nel sistema limbico, svolge un ruolo importante nella formazione delle memorie esplicite (dichiarativa e semantica), nella trasformazione della memoria a breve termine in memoria a lungo termine e nella navigazione spaziale. Nell'essere umano ha una forma che ispirò, ai primi anatomisti, l'immagine di un cavalluccio marino. Il nome, infatti, deriva dal greco hippos = cavallo e kàmpe = bruco. L'ippocampo è un'area del cervello comunemente associata alla memoria, ma la nuova ricerca afferma che potrebbe anche fornire importanti indizi su una serie di malattie mentali, tra cui la dipendenza, l'ansia e la depressione. Lo studio, condotto da un team di neuroscienziati, ha evidenziato che una parte specifica dell'ippocampo potrebbe svolgere un ruolo importante nella regolazione emotiva. Una scoperta che metterebbe in discussione la nostra comprensione del funzionamento di questa parte del cervello. I ricercatori hanno a lungo studiato l'ippocampo per il suo ruolo nei deficit di memoria associati alla demenza. Per esempio è noto che nei pazienti affetti da Alzheimer questa regione è una delle prime aree del cervello a subire danni. Ora alcuni indizi lasciano ipotizzare che una sub-regione dell'ippocampo, l'ippocampo anteriore,  potrebbe essere coinvolta nella regolazione emotiva e, conseguentemente, in disturbi psicologici quali ansia e depressione. Nel recente studio il team di ricerca ha esaminato l'ippocampo ventrale dei ratti, una sub-regione correlata all'ippocampo anteriore nell'uomo. L'attenzione si è concentrata su due aree specifiche dell'ippocampo ventrale, denominate CA1 e CA3, nel tentativo di verificare se queste potessero essere coinvolte nel substrato anatomico responsabile dei comportamenti di approccio ed evitamento. Per valutare i comportamenti di approccio e di evitamento sono stati utilizzati modelli comportamentali capaci di stimolare entrambe le risposte contemporaneamente. Le situazioni di "approach-avoidance conflicts", cioè di conflitto tra la tendenza all'approccio e quella all'evitamento, sono rappresentate da settings sperimentali  pensati appositamente per offrire alla cavia situazioni dove la voglia di proseguire per ottenere un vantaggio  è controbilanciata dalla paura di subire una punizione. Nell'uomo il matrimonio potrebbe essere un buon esempio di approach-avoidance conflicts! Ciò che si è scoperto, nei topi, è che la disattivazione dell'area CA1 ha aumentato la propensione all'evitamento mentre la disattivazione dell'area CA3 ha favorito il comportamento di approccio. Questo risultato contraddice la precedente convinzione secondo la quale le aree CA1 e CA3 dovrebbero svolgere la stessa funzione perché parte di un unico circuito che trasporta l'informazione dal giro dentato (un'altra area cerebrale) passando per CA3 fino a CA1. I nuovi dati evidenziano il ruolo chiave di queste aree nell'elaborazione delle informazioni relative al comportamento emotivo e motivazionale. Se queste aree sono coinvolte nel processo emotivo e motivazionale potrebbe essere  utile studiarle con maggiore attenzione per comprendere meglio alcune patologie mentali. Ad esempio i comportamenti di dipendenza, potrebbero essere collegati ad una incapacità di inibire l'approccio. Al contrario, l'ansia e la depressione potrebbero essere legati ad una eccessiva tendenza all'evitamento. Link Fonte