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Disturbo Post Traumatico da Stress: nuove ipotesi.

 

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Da tempo la comunità scientifica è convinta che alla base del Disturbo Post Traumatico da Stress ci siano cause molto "reali" e non solo una non ben definita forma di debolezza psicologica.

Tuttavia non c'è accordo su quali siano i meccanismi disfunzionali.

Ora una nuova teoria, che integra decenni di ricerche,  afferma che potrebbe essere la funzione di "elaborazione del contesto" ad essere compromessa.

Per decenni, neuroscienziati e medici hanno cercato di capire come mai solo alcuni soggetti sembrano sviluppare il Dpts in conseguenza dell'esposizione al fattore stressante. In un articolo pubblicato su "Neuron" alcuni studioso della Michigan Medical School  affermano che i soggetti con DPTS (o in Inglese Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD), hanno problemi nell'elaborare le informazioni legate al contesto. Questa capacità o funzione cerebrale è alla base della possibilità di differenziare la risposta che l'organismo deve dare ad uno stimolo in relazione al contesto dove lo stesso è percepito. Ad esempio è la funzione di "elaborazione del contesto" che ci permette di andare allo Zoo e restare tranquilli anche se a pochi metri di distanza da animali feroci. Nei soggetti con Sindrome Post Traumatica da Stress uno stimolo (come ad esempio un suono o un odore), associato in precedenza con l'evento traumatico, ha il potere di ri-attivare la risposta emotiva anche se percepito in un contesto estremamente sicuro. L'elaborazione del contesto viene processata in un'area del cervello che si chiama Ippocampo e in alcune connessioni della stessa con altre due aree, la corteccia prefrontale e l'amigdala. La ricerca ha evidenziato che l'attività di queste aree è ridotta nei pazienti con DPTS. Ci sono almeno altri tre modelli che tentano di spiegare il disturbo:
  • Il primo è quello basato sull'ipotesi di un apprendimento anomalo della paura. Il centro neuronale indagato è l'amigdala, l'area responsabile della risposta "lotta o fuggi" dell'organismo. Questo modello è emerso dagli studi sulla paura condizionata, sull'estinzione della paura e sulla generalizzazione della paura.
  • Il secondo mette in evidenza l'incapacità dei soggetti con DPTS di discriminare tra stimoli pericolosi e stimoli innocui. Questo modello si concentra sull'iper-vigilanza, e sulla conseguente esagerata risposta a stimoli innocui.
  • Il terzo modello identifica come cause del DPTS l'incapacità di regolare le emozioni e l'inefficacia delle funzioni esecutive. L'area anatomica di interesse in questo caso è la corteccia prefrontale.
Tuttavia i sostenitori del nuovo modello suggeriscono che i diversi gruppi di ricerca non hanno fatto altro che descrivere lo stesso fenomeno, ma da punti di vista diversi. Un deficit di elaborazione del contesto porterebbe i soggetti con DPTS a sentirsi costantemente dis-ancorati dal mondo che li circonda, incapaci di modellare risposte appropriate a causa di una errata percezione dell'ambiente nel quale sono immersi. In questa situazione di smarrimento tutto è percepito come pericoloso e ostile. La risposta dell'organismo a questo punto consiste in un livello di iper-vigilanza esasperata, insonnia, pensieri e sogni intrusivi (è il cervello che elabora scenari di potenziali pericoli per poterli meglio affrontare) ed esplosioni emotive incontrollate. Sul versante terapeutico i pazienti con DPTS possono ricorrere a terapie farmacologiche, training di rilassamento quali il mindfulness o terapie psicologiche focalizzate sull'ancoraggio del soggetto al contesto mediate tecniche cognitive. Link Fonte