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Falsi ricordi di eventi spiacevoli più comuni negli adulti che nei bambini.

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Le emozioni, soprattutto quelle negative, possono causare imprecisioni e distorsioni nella traccia mnestica relativa all’accaduto. Un nuovo studio afferma che, contrariamente a quanto si pensava, tali distorsioni sono maggiori negli adulti i quali risultano avere, in occasione di accadimenti spiacevoli, una memoria peggiore dei bambini.

I risultati, pubblicati on line sul Journal of Experimental Child Psychology, in contraddizione con le ipotesi prevalenti, sia del pensiero giuridico che di quello psicologico, avranno implicazioni per il sistema di valutazione delle testimonianze in ambito forense, almeno secondo quanto affermano Charles Brainerd e Valerie Reyna, professori, co-autori della ricerca e del libro pubblicato nel 2005 dal titolo “La Scienza della falsa memoria”.

Le teorie sulla memoria abbracciate dal sistema legale ipotizzano che gli adulti ricordano meglio gli eventi negativi rispetto ai bambini e hanno un minor numero di falsi ricordi.  I dati di Brainerd e Reyna cercano di dimostrare che queste teorie non sono accurate.

Gli esperimenti condotti al Cornell's Memory and Neuroscience Laboratory mostrano che le esperienze che stimolano emozioni negative sono ricordate con pessima precisione dai bambini, ma ancora peggio dagli adulti. I quali attribuiscono agli eventi molti più significati di quanto facciano i bambini, tendono cioè ad inserire ogni cosa in uno schema cognitivo di riferimento favorendo così il fenomeno dei falsi ricordi.

Quando un esperienza è connotata da qualità emotive negative i livelli di memoria reale sono più bassi che in altre occasioni e parallelamente si innalza il numero di falsi ricordi.

I ricercatori hanno testato bambini di età compresa tra i sette gli undici anni, e giovani adulti di età compresa tra i diciotto e i ventitré anni, mostrando loro elenchi di parole strettamente correlate a specifiche tonalità emotive, ad esempio: dolore, ferita, ahi, piangere, offesa.
Ma in ogni lista venivano omesse specifiche parole molto correlate con quelle presenti nella lista come  ad esempio la parola “male”.

Quando è stato chiesto ai soggetti di ricordare quali parole fossero presenti nella lista molto spesso gli intervistati menzionavano proprio le parole intenzionalmente omesse dagli sperimentatori.

“Abbiamo trovato qualcosa di diverso da ciò che affermano le principali teorie sulla memoria” ha affermato Brainerd, “quelle teorie dicono che quando siamo coinvolti in una esperienza negativa, come un crimine, ciò focalizza la nostra attenzione e ci predispone a ricordare i dettagli. Ma la nostra ricerca ha dimostrato esattamente il contrario. Manipolando il contenuto emotivo di liste di parole abbiamo scoperto che gli elenchi che avevano contenuto emotivo spiacevole hanno prodotto il più alto livello di falsi ricordi”.

Due psicologi sperimentali in Cina hanno contattato Brainerd per confermare che hanno replicato con successo questi risultati.

Brainerd aggiunge che negli Stati Uniti solo nel 10% dei crimini vengono raccolte prove dell’accaduto, e solo in meno della metà dei casi tali prove sono utilizzabili. “Nella maggior parte dei casi legali l’unico elemento di prova consiste in ciò che i testimoni ricordano dell’accaduto. Quindi i fattori capaci influenzare le tracce mnestiche sono di vitale importanza per valutare l’attendibilità di una testimonianza”.

Fonte: Cornell University (2010, July 23). Adults recall negative events less accurately than children, study finds.

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