Gli atei si drogano più dei fedeli.
La fede in Dio (uno qualsiasi) sembra essere un fattore protettivo nei confronti dei comportamenti di dipendenza. Karl Marx diceva che la religione è l'oppio dei popoli. Ora dovrebbe ricredersi, infatti nuovi dati suggeriscono che la religione gioca un ruolo significativo nella prevenzione dei comportamenti legati all'abuso di sostanze stupefacenti. I ricercatori hanno valutato 5387 giovani attraverso la somministrazione di questionari ed in base alle risposte hanno diviso i ragazzi in cinque gruppi:
- Religiosi: credono in Dio e frequentano le funzioni religiose,
- Spirituali: credono in un potere superiore, ma non praticano alcuna religione,
- Incerti: non sanno se credere o no,
- Agnostici: non potendo sapere con certezza se c’è un Dio o no scelgono di non porsi il problema,
- Atei: non in Dio.
- Tra i giovani religiosi il 30 % fuma sigarette quotidianamente, il 20 % fuma marjuana almeno una volta alla settimana e meno di 1 % ha consumato ecstasy o cocaina nel corso dell'ultimo anno.
- Tra i giovani atei il 51% fuma sigarette, il 36% fuma marjuana, il 6 % ha consumato ecstasy e 5 % cocaina nell'ultimo anno.
- I tre gruppi che si trovava tra i due estremi sembrano mantenere la correlazione tra fede religiosa e consumo di sostanze stupefacenti in modo proporzionale.