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I bambini a rischio dislessia evidenziano differenze nei livelli di attività cerebrale anche prima di imparare a leggere.

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I bambini a rischio dislessia evidenziano differenze nei livelli di attività cerebrale, registrate attraverso la risonanza magnetica funzionale, anche prima di imparare a leggere.

Considerato che gli interventi sulla dislessia evolutiva hanno maggiore efficacia se adottati in età precoce e che è necessario prevenire  le frustrazioni conseguenti alle difficoltà tipiche di un non riconoscimento della patologia in età scolare, appare di fondamentale importanza anticipare il più possibile una diagnosi corretta.

La dislessia evolutiva (dislessia non causata da un trauma cerebrale) colpisce una percentuale che oscilla  tra il 5% e il 17% dei bambini. A causa della difficoltà nel manipolare i suoni che sono alla base delle parole (difficoltà nel processo fonologico) i bambini con dislessia hanno una conseguente difficoltà nella mappatura sulla lingua scritta dei suoni orali.

I ricercatori del  Children's Hospital di Boston hanno eseguito delle scansioni, attraverso la risonanza magnetica funzionale, su 36 bambini in età prescolare (età media cinque anni) mentre erano impegnati in una serie di test fonologici (ex.: decidere se due parole iniziavano con lo stesso suono).

Durante le prove, i bambini con una storia familiare di dislessia (uno o entrambi i genitori dislessici) evidenziavano una ridotta attività metabolica in aree specifiche del cervello (nella giunzione tra i lobi occipitali e temporali e in alcune zone dei lobi temporali e parietali nella parte posteriore del cervello).

 

Era già noto che bambini in età scolare e gli adulti con una diagnosi di dislessia avessero disfunzioni metaboliche nelle stesse regioni del cervello, questo studio però ci informa del fatto che tale alterazione è presente anche in bambini che non hanno ancora cominciato l'apprendimento della lettura e della scrittura.

In entrambi i gruppi analizzati, sia nel gruppo dei bambini a rischio (con familiarità) sia nel gruppo di controllo, una elevata attivazione delle aree cerebrali in questione ha rappresentato il miglior indicatore della presenza delle capacità necessarie alla lettura, come ad esempio il senso del ritmo, il riconoscimento delle lettere e del loro suono, la capacità di riconoscere quando due parole iniziano con lo stesso suono e la capacità di separare i suoni all'interno di una stessa parola (ad esempio nelle parole composte: palla-canestro, divano-letto, auto-strada, ecc...).

I bambini a rischio dislessia non hanno mostrato, durante l'esecuzione delle prove, un aumento dell'attività nella zona frontale del cervello, fenomeno che invece è presente nei bambini più grandi e negli adulti.

Questo suggerisce che l'attivazione di queste aree cerebrali comincia solo dopo l'insegnamento della lettura e della scrittura, come una sorta di compensazione dei deficit presenti in altre aree.

Le statistiche hanno evidenziato che i bambini affetti da dislessia spesso vivono esperienze estremamente negative a scuola e vengono, se non adeguatamente diagnosticati, etichettati come pigri e svogliati. La frustrazione spesso li porta a comportamenti aggressivi, impulsivi e antisociali e ad una maggiore probabilità di abbandono scolastico precoce.

È ovvio che una diagnosi precoce può diminuire il rischio di traumi psicologici o sociali. Inoltre la certezza della diagnosi, attraverso strumenti sofisticati come la risonanza magnetica funzionale, potrebbe fornire la prova della necessità di adeguati strumenti di sostegno sin dai primi anni di scolarizzazione.

Anni nei quali il sostegno specifico ha maggiore efficacia.

 

Fonte: Children's Hospital Boston (2012, January 23). Spotting dyslexia before a child starts school.