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Identificato il legame tra malattie cardiache e depressione: l'infiammazione cronica.

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I soggetti affetti da malattie cardiache hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione e, viceversa, i soggetti depressi sono maggiormente esposti alle patologie cardiache. In un recente studio si ipotizza che l'infiammazione possa essere una con-causa comune sia alla depressione che alle patologie cardiache.

L'infiammazione, la risposta del corpo a fattori ambientali negativi, come ad esempio lo stress psicologico, è stata identificata come possibile causa sia dei disturbi depressivi che delle problematiche cardiache. Lo stress psicologico, ed altri fattori legati allo stile di vita (come il fumo, l'alcol, l'inattività fisica e l'obesità) aumentano le probabilità di sviluppare uno stato di infiammazione cronica. Lo stato di infiammazione cronica (misurabile in base alla quantità di bio marcatori prodotti in risposta allo stato infiammatorio - le proteine IL-6 e CRP), ed i livelli di trigliceridi presenti nel sangue sono sono a loro volta correlati con un maggiore rischio di depressione e di complicanze cardiache. Ciò suggerisce che l'infiammazione cronica, sviluppata anche a seguito di stress psicologico, possa essere una delle cause sia dei problemi cardiaci che della depressione. Mentre l'infiammazione è una risposta naturale necessaria per combattere le infezione, l'infiammazione cronica, spesso causata da stress psicologico e da cattive abitudine come il fumo, l'alcol, e l'obesità, è dannosa. Il legame tra cardiopatia e depressione è ben documentato. Le persone che hanno un attacco di cuore hanno anche un rischio significativamente più elevato di sperimentare la depressione. Tuttavia, gli scienziati non sono stati in grado di determinare se ciò sia dovuto a fattori genetici o a condizioni ambientali avverse. Nel recente studio si è cercato di identificare un possibile legame biologico tra le malattie cardiache e la depressione. I ricercatori suggeriscono che l'infiammazione potrebbe essere il meccanismo biologico sottostante condiviso da entrambe le patologie. In un caso l'infiammazione cronica manifesta i suoi danni nel sistema circolatorio, nell'altro i danni sono a carico del cervello. Per verificare questa ipotesi sono stati esaminati i dati relativi a quasi 370.000 soggetti inclusi nella Biobanca britannica. I soggetti che hanno avuto almeno uno dei genitori morti a seguito di patologie cardiache avevano il 20% in più di probabilità di sviluppare la depressione. Successivamente i ricercatori hanno calcolato, per ogni soggetto, il rischio genetico legato alla cardiopatia. A differenza della storia familiare, tuttavia, i ricercatori non hanno trovato una forte associazione tra la predisposizione genetica per le malattie cardiache e la probabilità di sperimentare la depressione. Questi risultati suggeriscono che il legame tra cardiopatia e depressione non può essere spiegato da una comune predisposizione genetica alle due malattie. Se il legame non è genetico deve esserci qualcosa, nell'ambiente di un individuo, che aumenta contemporaneamente sia il rischio di depressione che di malattie cardiache. Questa intuizione è stata ulteriormente supportata dalla fase successiva dello studio. Il gruppo di ricerca, utilizzando una specifica tecnica statistica (nota come randomizzazione mendeliana) ha "scremato" tra 15 dei più significativi biomarcatori associati ad un aumentato rischio di malattie cardiache. Di questi biomarcatori, due sono risultati fattori di rischio anche per la depressione: il livello di trigliceridi nel sangue e la presenza di proteine correlate all'infiammazione (IL-6 e CRP). Sia l'interleuchina 6 (IL-6) che la proteina C-reattiva (PCR o CRP, dall'inglese C-reactive Protein) sono marker infiammatori prodotti in risposta a stimoli dannosi, come infezioni, stress psicologico o fumo. Da precedenti studi sappiamo che i soggetti con livelli elevati di interleuchina 6 e della proteina C-reattiva nel sangue sono più inclini a sviluppare la depressione e che i livelli di questi biomarcatori sono alti in alcuni pazienti durante l'episodio depressivo acuto. Marcatori elevati di infiammazione si osservano, inoltre, anche nelle persone con depressione resistente al trattamento. Ciò ha suggerito che i farmaci anti-infiammatori potrebbero essere utilizzati per trattare alcuni pazienti depressi. A tale riguardo è attualmente in corso una sperimentazione clinica per testare il tocilizumab, un farmaco antinfiammatorio utilizzato per il trattamento dell'artrite reumatoide dotato di capacità inibitorie nei confronti dell'interleuchina 6, su soggetti depressi. Anche se ancora non sono chiari i meccanismi condivisi tra patologie cardiache e depressione, gli indizi suggeriscono di dedicare maggiore attenzione al sistema immunitario, e conseguentemente a tutti i fattori in grado di potenziarlo o di comprometterlo. Una visione olistica relativa alla salute ci consentirebbe di capire meglio come fattori stressanti, come ad esempio alcune esperienze traumatiche, possano avere un impatto significativo sul nostro benessere sia mentale che fisico. Link Fonte