La chimica della felicità.
Scopri quali sostanze chimiche (legali) sono responsabili della tua felicità e cosa puoi fare per ottimizzarle.
Se provi a dare un'occhiata agli scaffali di un qualsiasi negozio di libri troverai una moltitudine di titoli che pretendono di dirti come fare per essere felice. Non sorprende che così tanti scrittori abbiano provato ad affrontare questo tema, tutti vogliamo essere felici.
Ma cos'è la felicità?
Nietzsche, nell'Anticristo scrive:
Che cosa è buono? - Tutto ciò che nell'uomo accresce il senso di potenza, la volontà di potenza, la potenza stessa.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Che cosa è cattivo? - Tutto ciò che discende dalla debolezza.
Che cosa è la felicità - La sensazione del fatto che la potenza cresce, che una resistenza viene vinta.
Ci sentiamo felici ogni volta che otteniamo qualcosa di buono per la nostra sopravvivenza.
Tutti vogliono essere felici.
Ma cosa significa in realtà "essere felici"? E come appare la felicità se osservata dal punto di vista della biochimica del nostro cervello?
Alcune strutture nel nostro cervello, chiamate collettivamente "sistema limbico", gestiscono tutte le sostanze chimiche responsabili della nostra felicità.
Queste sostanze chimiche sono: la dopamina, l'endorfina, l'ossitocina e la serotonina e vengono rilasciate ogni volta che percepiamo qualcosa di buono per la nostra sopravvivenza.
Ogni volta che avvertiamo qualcosa di rilevante, il sistema limbico fa una rapida valutazione per "decidere" se valga o meno la pena di associare all'evento una spruzzata di sostanze chimiche della felicità.
Il sistema limbico si è sviluppato molto tempo fa nella nostra storia evolutiva e funziona oggi come funzionava in passato: le cose che aumentano la possibilità di sopravvivere innescano il rilascio di sostanze chimiche legate alla sensazione di benessere, di felicità, mentre le cose che diminuiscono le nostre possibilità di sopravvivenza innescano la produzione di sostanze chimiche associate al malessere.
Sebbene abbiamo ereditato il sistema limbico dai nostri antenati, il nostro cervello non sa sempre quando rilasciare le sostanze chimiche della felicità. Al contrario, spesso, sono le nostre esperienze e i percorsi neurali che da queste vengono generati, che determinano cosa ci rende felici e cosa no.
I percorsi neurali si formano principalmente quando siamo piccoli: ogni volta che sperimentiamo qualcosa di bello, da bambini, viene costruita o rafforzata una connessione neurochimica.
Ad esempio, quando da bambino avevi fame quell'esperienza ti faceva sentire male. Ogni volta che tua madre ti ha dato un biscotto per alleviare la fame, e ti ha fatto sentire meglio, ha partecipato alla formazione di una connessione neurale nel tuo cervello. Ecco perché ora cerchi un biscotto ogni volta che ti senti male: il tuo cervello ha creato una connessione tra mangiare biscotti e una sensazione di benessere, o di sollievo dal dolore.
La dopamina viene rilasciata quando è prevista una ricompensa, l'endorfina ci aiuta a sopportare il dolore e lo sforzo necessario ad ottenerla.
Le "decisioni" del nostro sistema limbico a volte possono essere alquanto confuse. Spesso non è chiaro perché una cosa possa rendere felici noi e non gli altri.
La comprensione del sistema limbico richiede innanzitutto di capire come funzionano le varie sostanze chimiche.
La dopamina viene rilasciata ogni volta che ti aspetti una ricompensa, ed è ciò che ti motiva nel continuare a cercarla.
A tua insaputa, il subconscio è costantemente alla ricerca di ricompense nell'ambiente. Quando ne trova una, la dopamina ti motiva ad avvicinarti e ti aiuta a gestire l'energia necessaria per ottenerla.
Immagina, ad esempio, che uno dei tuoi antenati andasse in giro in cerca di cibo, cioè di una ricompensa. Ogni volta che appariva qualcosa di promettente, il suo sistema limbico rilasciava dopamina, segnalando che era tempo di spendere la sua energia per raggiungere la ricompensa.
Un'altra sostanza chimica legata alla sensazione di felicità è l'endorfina.
L'endorfina è innescata dal dolore fisico. Certo, il dolore fisico non ci rende felici, tuttavia, il rilascio di endorfine è necessario per nascondere il dolore e per aiutarti ad andare avanti.
Se sei un corridore, probabilmente hai sperimentato quella sensazione che provi dopo aver superato te stesso per aver corso un chilometro in più. Grazie alla scarica di endorfine, ti senti invincibile invece che esausto. I nostri antenati primordiali usavano le endorfine non per il generare benessere, ma per sopravvivere.
Immagina, ad esempio, che un leone catturi una gazzella, e poi faccia una breve pausa per riprendere fiato. Durante il breve momento in cui la gazzella non è più bloccata tra le mascelle del leone, le endorfine gli consentono di utilizzare tutta l'energia rimanente per correre via, nonostante la terribile ferita.
Tuttavia il dolore è importante per la nostra sopravvivenza, quindi è una buona cosa che le endorfine non durino per sempre.
L'ossitocina rende piacevoli le nostre relazioni sociali mentre la serotonina ci premia quando primeggiamo sugli altri.
L'ossitocina ti premia quando costruisci alleanze sociali. La bella sensazione che provi quando ti fidi di un'altra persona è causata dell'ossitocina che è stata rilasciata nel tuo cervello.
In effetti, ogni esperienza di appartenenza sociale innesca il rilascio di ossitocina, ciò avviene perché l'appartenenza ad un gruppo sociale aumenta le probabilità di sopravvivenza.
Senza questi legami sociali, infatti, difficilmente potremmo sopravvivere.
Quando nasce un bambino, l'ossitocina viene rilasciata nel cervello di sua madre, facendola stare bene e motivandola a prendersi cura del suo neonato. L'ossitocina fluisce anche nel cervello del bambino, contribuendo a costruire l'attaccamento tra genitore e figlio.
I piccoli umani, proprio come gli altri mammiferi, si aggrappano alle loro madri senza sapere il perché. L'ossitocina è alla base di questo comportamento, perché ha semplicemente il potere di rendere più belle queste esperienze.
Tuttavia, le relazioni sociali sono molto varie. Alcuni tipi di relazione innescano altre risposte chimiche nel cervello. In particolare, la serotonina viene rilasciata quando affermiamo la nostra posizione nella gerarchia sociale dominando gli altri.
Ammettere che dominare gli altri sia piacevole può risultare imbarazzante, considerando i valori politicamente corretti della società moderna. Tuttavia, il nostro cervello ci premia ogni volta che gli altri rispettano la nostra posizione nella gerarchia sociale.
La ragione di ciò diventa chiara quando guardiamo al regno animale: coloro che dominano gli altri hanno un migliore accesso al cibo e più opportunità di accoppiamento. Quindi, nonostante i tentativi di promuovere l'equità e la gentilezza come valori fondanti della società, ci sentiamo ancora piuttosto bene quando raggiungiamo posizioni di potere e di dominio.
Anche essere infelici è necessario.
Le sostanze chimiche responsabili della nostra infelicità sono anch'esse incredibilmente importanti per la nostra sopravvivenza.
Il cortisolo è uno di questi messaggeri chimici. Mentre le sostanze chimiche responsabili della nostra felicità ci aiutano a perseguire obiettivi che promuovono la nostra sopravvivenza, il cortisolo attira la nostra attenzione ogni volta che la sopravvivenza è minacciata.
Ad esempio, il cortisolo viene rilasciato ogni volta che hai fame, motivando il tuo cervello a cercare un modo per mettere fine a questa situazione di disagio.
A volte la soluzione è semplice, basta andare verso il frigo e prepararsi uno spuntino!
Spesso, tuttavia, è più difficile capire perché il cortisolo è stato rilasciato.
In effetti, ogni volta che le sostanze chimiche responsabili della nostra felicità hanno esaurito la loro funzione, il cervello rilascia una dose di cortisolo.
È questa dose di cortisolo che ti motiva a cercare una barretta di cioccolato anche quando non hai più fame, semplicemente per sentirti di nuovo felice.
Il motivo per cui abbiamo questa continua sensazione di "dover fare qualcosa" è che il nostro cervello è sempre alla ricerca di potenziali minacce.
Il sistema limbico viene supportato in questo compito dalla corteccia cerebrale, la quale è responsabile dell'analisi razionale e della valutazione dei potenziali pericoli. Ci aiuta anche nel prevedere le minacce e nell'elaborare strategie di sopravvivenza.
La corteccia funziona tutto il giorno, il che significa che il tuo cervello controlla costantemente l'ambiente alla ricerca della prossima potenziale minaccia, con un conseguente continuo rilascio di cortisolo.
Quindi, se ti senti nervoso perché devi andare dal dentista, il tuo nervosismo non svanirà dopo l'appuntamento. Il tuo cervello troverà semplicemente la prossima cosa per la quale vale la pena preoccuparsi: un incarico di lavoro, il compleanno di qualcuno, la preparazione per un esame e così via.
La felicità non può durare a lungo.
Probabilmente ci sono molte cose che ti fanno stare bene. Ma queste cose ti rendono davvero felice?
Come abbiamo visto in precedenza, ogni volta che abbiamo la sensazione di dover "fare qualcosa", il nostro cervello cerca di mettere in atto una strategia per interrompere la produzione di cortisolo e favorire il rilascio delle sostanze chimiche che ci fanno sentire felici.
Sfortunatamente non siamo fatti per poter restare felici troppo a lungo.
Qualsiasi condizione esistenziale dopo un po'diventerà ordinaria. Con l'abitudine si interrompe il rilascio delle sostanze chimiche che ci fanno sentire appagati. Questo processo si chiama assuefazione.
In generale, anche l'esperienza più gratificante, quando viene ripetuta, non sarà mai piacevole come la prima volta che l'hai provata. Ma il tuo cervello non lo accetta e tende a mantiene alte le aspettative e questo sarà causa di un inevitabile senso di delusione e frustrazione.
L'aspetto positivo è che c'è una buona ragione alla base di questo fenomeno: l'abituazione si è evoluta perché promuove la nostra sopravvivenza. Stare seduti a godere di ciò che già abbiamo non ci aiuta a sopravvivere, al contrario uscire e cercare nuovi modi per sentirsi appagati, come ad esempio trovando nuove fonti di cibo, aumenta le nostre possibilità di vivere a lungo.
L'aspetto negativo è che sostanze come le droghe, l'alcol e il cibo spazzatura, hanno anch'esse il potere di renderci felici e la loro grande disponibilità favorisce il rischio di un abuso quantitativo finalizzato a compensare il fenomeno dell'assuefazione.
Le esperienze che viviamo modificano la struttura fisica del nostro cervello.
Se non vogliamo rimanere intrappolati in circoli viziosi è importante capire come si sviluppano le abitudini e gli schemi neuronali che le sostengono.
Le esperienze, soprattutto quelle vissute nei primi anni di vita, sono fondamentali nella formazione dei tuoi circuiti neurali.
Uno dei modi che le esperienze hanno di alterare il cervello consiste nel guidare la mielinizzazione.
La mielina è una sostanza che ricopre i neuroni che usi più spesso. I neuroni che hanno un rivestimento mielinico sono molto più efficienti e veloci degli altri neuroni e di conseguenza le azioni prodotte da tali neuroni ci appaiono come più naturali e automatiche.
La maggior parte della mielinizzazione avviene prima dei 15 anni, il che spiega perché è più difficile imparare cose nuove da adulto e perché è molto difficile cambiare le abitudini esistenti.
Il fatto che le nostre esperienze si traducono in specifici assetti neuronali non significa che perdiamo la possibilità di modificare il nostro comportamento. Siamo sempre in grado di cambiare perché il cambiamento è sostenuto, a livello biologico, da quella cosa che prende il nome di neuro plasticità.
La neuro plasticità può essere vista come una sorta di libero arbitrio, anche se con una serie di limitazioni e vincoli. Insomma, per esercitare il libero arbitrio devi anche sapere come funziona.
I prodotti neurochimici sciamano costantemente nel tuo cervello e influenzano in ogni istante le tue azioni. Ma la tua corteccia pre-frontale (o se preferisci il tuo pseudo libero arbitrio), cioè la parte del cervello che ti consente di decidere dove porre la tua attenzione, ti può dare l'opportunità di ignorare queste forze biologiche ed astenerti dal compiere azioni poco utili.
Immagina, ad esempio, di essere in una riunione in cui un collega presenta un nuovo progetto. Ti rendi conto che le sue idee sono completamente errate. Come dovresti reagire?
Hai due opzioni: esprimi la tua opinione ad alta voce e presenti le tue idee (favorendo il rilascio di serotonina) o eviti di umiliare il tuo collega per parlarci dopo, in disparte. Nel qual caso decidi di rinunciare all'elettrizzante serotonina per la più confortevole ossitocina.
Possiamo modificare il nostro cervello per abituarlo a provare piacere anche delle cose che ci fanno bene.
La consapevolezza che la tua felicità dipende da strutture biologiche già semi definite potrebbe scoraggiarti, tuttavia la buona notizia è che con un po' di pazienza è possibile aumentare di molto il tuo controllo sul livello di felicità percepito.
In effetti, ci vogliono solo 45 giorni per costruire un nuovo percorso neuronale. Quando si tratta di cambiare le tue abitudini, la persistenza è la cosa più importante: se riesci a mantenere la tua nuova abitudine per 45 giorni consecutivi, l'avrai interiorizzata e ti sembrerà naturale.
All'inizio non sarà piacevole sostituire la vecchia abitudine insana con i nuovi comportamenti salutari, ma dopo poco più di un mese il tuo cervello si abituerà a rilasciare le sostanze della felicità anche in queste occasioni.
Prova ad immaginare: ti senti giù e continui a ripensare a tutte le cose che non vanno. Di solito cosa fai? Ti butti sul divano davanti alla tv e vegeti per ore. La tv non la segui e l'umore sembra peggiorare.
Se analizzi la situazione ti accorgi che il buttarti sul divano è un tentativo di modificare uno stato emotivo sgradevole. Un tentativo di risolvere un problema che si è trasformato in abitudine, nonostante abbia smesso di funzionare da tempo (ammesso che abbia mai funzionato).
Quando riconosci un comportamento di questo tipo e lo isoli dal contesto lo puoi vedere per quello che è, una routine disfunzionale. Identificata la routine è più facile riconoscerla quando si innesca. Il malumore spesso porta al divano. Riconosciuto l'innesco puoi ipotizzare di sostituire la routine con un'abitudine più utile. Ad esempio appena ti accorgi che sei seduto sul divano per sfuggire da uno stato d'animo sgradevole metti le scarpe da tennis ed esci di casa. Cammina per almeno 30 minuti. Cammina con il sole, con la pioggia o con la nebbia, ma cammina. Fallo ogni volta, per almeno un mese e vedrai quanto è semplice provare piacere per una banale passeggiata.
Usando questa semplice strategia puoi cambiare una alla volta tutte le abitudini che ti rendono infelici. Comincia dalle cose più semplici per aumentare la fiducia in te stesso.
Ridere, per esempio, è un ottimo modo per innescare il rilascio di endorfine. Prenditi del tempo ogni giorno per trovare qualcosa che ti farà davvero ridere. Sostituisci il telegiornale con qualche vecchio film di Alberto Sordi, o con qualunque cosa ti faccia divertire. Dopo 45 giorni ti accorgerai che ridere e il rilascio delle endorfine che ne deriva sarà una delle parti della giornata che attenderai con più entusiasmo.
Siamo, almeno in parte, responsabili della nostra felicità.
La nostra complessa struttura neuronale a volte è un po' ingombrante. Il cervello pianifica tutto il giorno e cerca di prevedere in quanti modi diversi le coso possono andare male. In fondo è il suo lavoro, tuttavia la costante ricerca di ogni possibile minaccia nell'ambiente può impedirci di vedere anche le cose belle della vita.
Non sto dicendo che dobbiamo sperare nella pace nel mondo (per quanto, appare bizzarro che se lo stesso desiderio lo esprime il papa o miss Italia in un caso pensiamo alla saggezza nell'altro alla superficialità) ma sto sottolineando che in una certa misura ci abituiamo a considerare normale, se non indice di intelligente, guardare solo le cose brutte della vita.
Possiamo convivere meglio con le cose brutte che ci capitano se ci abituiamo a ricercare attivamente momenti di benessere. Ogni minuto di felicità è energia che possiamo spendere nella gestione delle scocciature.
Vivere significa scegliere costantemente se vale la pena rinunciare a qualcosa per guadagnare qualcos'altro. Il tuo cervello è sempre alla ricerca di opportunità per migliorare la sopravvivenza, e queste opportunità comportano sempre dei rischi. Non c'è modo di evitare di dover prendere decisioni, e queste decisioni comportano sempre una certa percentuale di errori. Abituati a vivere con l'errore. L'errore è alla base dell'apprendimento. Anche la scienza procede per prove ed errori.
Non perdere tempo a lamentarti di come sono andate le cose, delle occasioni perse o degli insulti subiti. Impara dall'esperienza ma non commiserarti, perché mentre ti stai commiserando il tuo cervello sta producendo sostanze chimiche che ti fanno essere sempre più infelice (il commiserarsi, per inciso, altro non è che un'abitudine).
Scegli di essere felice anche nei momenti più difficili.
Per essere felice anche nei giorni peggiori prova a fare così: identifica quali sono i momenti in cui ti senti meglio, quali le attività che sono in grado di darti benessere.
Fai una lista di queste attività, dalle più efficaci alle più veloci e facili da attivare e poi aumenta il più possibile il loro numero.
Queste attività sono delle routine che dovrai attivare in sostituzione di quelle che normalmente si innescano quando sei giù.
Ma non credere che sia possibile la "pace nel mondo", aumenta al massimo i momenti di felicità nella consapevolezza che dovrai comunque attraversare anche il dolore.
Per Approfondire: https://innermammalinstitute.org/