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Le persone ansiose scappano prima davanti al pericolo. Ansioso = pauroso

la paura nelle persone ansiose

Ansia e paura sono entrambe risposte anticipatorie rispetto ad un pericolo, e quindi sono strettamente legate. Tuttavia sembrano essere coinvolti meccanismi cerebrali diversi a seconda che lo stato sia innescato da una minaccia oggettiva ed attuale o da un evento incerto che può verificarsi oppure no in futuro.

Una nuova ricerca mostra, per la prima volta, come il cervello degli individui ansiosi reagisce sia alle minacce reali, quelle legate alla paura, che alle minacce possibili, legate all'ansia.  I risultati indicano che quando le minacce sono solo ipotetiche (ansiogene) il livello di ansia di una persona fa la differenza: più siamo ansiosi, prima scappiamo in caso di pericolo.

Che differenza c'è tra paura ed ansia?

Nella paura ci si focalizza su una specifica minaccia esterna, un evento presente o imminente, mentre nell'ansia la minaccia è in genere meno identificabile e più difficile da predire: è qualcosa di più interno, è più un’aspettativa mentale che un fatto e può anche essere una mera possibilità immaginata che ha scarse probabilità di verificarsi. Quindi, uno stato di paura si verifica quando una minaccia è presente o imminente, uno stato d’ansia quando una minaccia è possibile, ma la sua concretizzazione incerta. E probabilmente impossibile provare paura senza anche essere in ansia: non appena si ha paura di qualcosa, pochi istanti dopo ci si inizia anche a preoccupare delle possibili conseguenze del pericolo.

In fondo l’uomo non è un animale razionale, è tutt'al più è un animale che razionalizza.

Allo stesso modo, quando si è ansiosi, la percezione di una minaccia da parte di potenziali stimoli legati alla vostra ansia può far sì che inducano paura anche cose che solitamente non lo fanno. Per esempio, se durante una passeggiata incontriamo un serpente, anche se non ci fa del male probabilmente ci mette in allerta. Se, successivamente, lungo il sentiero notiamo un lungo ramoscello curvo e scuro sul terreno, un oggetto che normalmente ignoreremmo, potremmo essere momentaneamente inclini a vederlo come un serpente, con l’innesco di un sentimento di paura. Ansia e paura sono entrambe risposte anticipatone rispetto ad un pericolo, e quindi sono strettamente intrecciate. Tuttavia sono coinvolti meccanismi cerebrali diversi a seconda che lo stato sia innescato da una minaccia oggettiva e attuale o da un evento incerto che può verificarsi o no in futuro. Se dici a una persona ansiosa che c'è una tigre nell'edificio, vorrà uscire più velocemente rispetto a quanto sarà portata a fare una persona non ansiosa. Ora è possibile vedere questa "volontà di fuga" nel cervello. Le persone ansiose mostrano un'attività più frenetica ed intensa nei circuiti legati all'ansia quando sono stimolate da minacce ipotetiche. Questo studio si basa su un precedente lavoro nel quale ai volontari è stato chiesto di giocare ad un videogioco nel quale dovevano sfuggire da un predatore virtuale mentre i loro cervelli erano scansionati da una macchina per la risonanza magnetica funzionale. Nel gioco i soggetti erano premiati di più se riuscivano a procrastinare la fuga prima di un attacco imminente, tuttavia se venivano catturati dovevano subire un leggero shock elettrico alla mano. Da questo lavoro è emerso che le "minacce veloci" (non legate alla probabilità, ad esempio quando il predatore virtuale era vicinissimo) attivano il circuito della paura situato nella parte centrale del cervello e rappresentato dalle connessioni tra il grigio periacqueduttale (GPA o PAG, dall'inglese Peri-Aqueductal Gray) e la corteccia cingolata anteriore (nello specifico la midcingulate cortex). Mentre le "minacce lente" (legate alla probabilità) attivano il circuito dell'ansia, circuito che unisce l'ippocampo,  la corteccia cingolata posteriore (entrambe le strutture sono coinvolte nella memorizzazione e nella previsione di scenari futuri) e la corteccia prefrontale ventromediale (un area del cervello responsabile della valutazione del rischio e delle decisioni). Nel nuovo studio, questi stessi test sono stati eseguiti su soggetti precedentemente valutati in base al livello di ansia. I risultati hanno mostrato che le persone con tratti di ansia più elevata tendono a scappare dall'aggressore prima di quelle con livelli minori di ansia, ma ciò accade solo negli scenari caratterizzati dalle minacce ipotetiche. Sebbene i soggetti ansiosi non hanno guadagnato così tanto denaro come quelli sicuri nel compito virtuale poiché hanno messo in atto meccanismi di fuga con maggiore frequenza, tuttavia hanno ottenuto il risultato di minimizzare il rischio di ricevere una punizione. Ciò è perfettamente coerente con quanto ci si aspetterebbe da un organismo il cui obbiettivo principale è sopravvivere. Dal punto di vista evolutivo infatti l'ansia è un'ottima strategia di sopravvivenza. Se un organismo ha subito un danno da qualcosa presente nel suo ambiente, attivare un sistema di allarme che velocizzi eventuali reazioni di fuga (magari segnalando anche dei falsi positivi) è una strategia molto efficace per bilanciare il bisogno di continuare ad esplorare con quello di non essere preso nuovamente di sorpresa. L'ansia fa parte di una strategia di predizione, che porta alla prevenzione e deriva dalla possibilità di avere un lasso di tempo prima di incontrare il vero pericolo, il tempo di immaginare gli scenari futuri e di pianificare strategie finalizzate all'adattamento. Tuttavia l'ansia si basa su meccanismi antichi non calibrati per la gestione degli stimoli che caratterizzano la vita nel mondo moderno. Oggi possiamo infatti  immaginare una quantità innumerevole di scenari pericolosi che potrebbero non verificarsi mai, ed il prezzo di questa immaginazione spesso è l'infelicità. Link Fonte