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Lo stress materno è rilevabile dall'elettroencefalografia (EEG) dei neonati di appena 2 mesi.

eeg e sviluppo cognitivo

L’esposizione precoce allo stress influisce sullo sviluppo del cervello di un bambino? Esiste un modo oggettivo per individuare i bambini maggiormente a rischio? Uno studio ha scoperto che i bambini, le cui madri hanno riportato alti livelli di stress, evidenziano un diverso modello di attività cerebrale già a soli 2 mesi di età.

La variabilità delle risposte dei bambini alle avversità crea una sfida clinica per identificare i soggetti più resistenti e quelli più suscettibili al rischio di sviluppare successivi disturbi cognitivi o di salute. Stabilire dei marcatori biologici, capaci di favorire una rapida identificazione oggettiva dei soggetti più fragili, è di primaria importanza per avviare un trattamento precoce e tempestivo di eventuali disagi. L'elettroencefalografia (EEG) è disponibile nella maggior parte delle cliniche pediatriche e viene solitamente utilizzata per diagnosticare l'epilessia. Tuttavia il segnale che registra l'attività elettrica del cervello contiene molti altri tipi di informazioni utilizzabili. Ad esempio, è noto già da tempo il collegamento tra le diverse bande di frequenza del segnale – alfa, beta, theta e delta – e diversi tipi di attività cerebrale. Sarebbe possibile  utilizzare l'elettroencefalografia infantile anche come indice dell'associazione tra lo stress del caregiver ed il neurosviluppo del bambino? E, più nello specifico, può essere rilevabile l'effetto dello stress del caregiver sul funzionamento del cervello di neonati di soli due mesi? Per rispondere a queste domande i ricercatori hanno "arruolato" un campione di 113 coppie madre-bambino. Delle 113 coppie però solo 70 hanno fornito dati utilizzabili. Tutti i dati si riferiscono ad un unico punto temporale, cioè a quando i bambini avevano due mesi di età. Le madri dei bambini hanno compilato dei questionari progettati per misurare il loro livello di stress. Uno ha indagato la presenza di eventi stressanti come ad esempio: disoccupazione recente, difficoltà finanziarie, incertezza abitativa, esposizione alla violenza, problemi di salute, lutti recenti o eventuali problemi coniugali. L’altro, di contro, ha registrato il livello di stress percepito a prescindere dalla situazione "oggettiva". È noto infatti che soggetti diversi reagiscono in modo diverso alle varie forme di stress. I bambini sono stati sottoposti ad elettroencefalografia (EEG), sia mentre le loro madri li tenevano in braccio, sia mentre erano distratti da un video che mostrava dei giocattoli. I risultati indicano che nei bambini di due mesi di età lo stress materno percepito era significativamente e negativamente associato alla potenza delle onde cerebrali gamma e beta dell'EEG. I bambini, le cui madri hanno riferito di avere livelli più elevati di stress, tendevano ad avere una potenza inferiore nelle bande ad alta frequenza dell'EEG, le bande  gamma e beta (γ e β). Inoltre tendevano ad avere una potenza relativamente più alta nelle bande di frequenza inferiore, le bande delta e theta. Il potenziamento delle bande di frequenza superiore è stato associato, da ricerche precedenti, a funzioni cognitive più complesse come ad esempio a migliori abilità linguistiche durante le successive fasi dello sviluppo. Di contro, un’elevata attività alle basse frequenze (delta e theta) è stata notata nei bambini che hanno subito avversità psicosociali ed, in alcuni casi, sono state interpretate come un segnale di possibile ritardo dello sviluppo. Questi risultati suggeriscono che gli effetti diretti dello stress materno sullo sviluppo neurologico infantile sono rilevabili già a 2 mesi dalla nascita. L'EEG potrebbe essere dunque uno strumento promettente per identificare i bambini più sensibili allo stress genitoriale e per meglio comprendere i meccanismi attraverso i quali lo sviluppo neurologico è associato alle avversità. Link Fonte