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Quando dormiamo il cervello cancella le informazioni inutili e, contemporaneamente, consolida i ricordi importanti.

 

sonno e pulizia del cervello
Durante il sonno il cervello mette in ordine nel magazzino dei ricordi. Le connessioni neurali che raccolgono informazioni importanti vengono rafforzate mentre quelle create da dati irrilevanti sono indebolite fino a scomparire definitivamente.

Che cosa hai mangiato a pranzo il 15 luglio di 2 anni fa? Che cosa hai mangiato a pranzo il 15 luglio di 6 anni fa, in occasione del tuo matrimonio? Alla prima domanda non posso rispondere mentre alla seconda, con un piccolo sforzo di memoria, riesco a dare una risposta. Dal punto di vista del cervello ricordarsi il menù di un pasto per più di qualche giorno non ha senso. Se alcuni cibi sono dannosi è necessario imparare a riconoscerli, e per fare questo serve una memoria che ci permetta di associare un eventuale mal di pancia con un alimento assunto di recente. Tuttavia nessuno di noi ricorda cosa ha mangiato in ogni giorno della sua vita. Molti però saranno in grado di indicare almeno alcuni alimenti assunti in occasioni particolari: al matrimonio, in quella splendida città del nord europa o quella volta al mare in occasione di una festa di paese. Questo perché quando si forma un ricordo, più aree sensoriali concorrono a stabilizzarlo.  La vista, l'udito, il gusto, l'olfatto e a volte il tatto. Il ricordo sarà un mix di informazioni indispensabili e dettagli inutili. In ogni giorno della nostra vita il nostro cervello è alle prese con informazioni, alcune le terrà con se per lunghi anni, altre scivoleranno via quasi subito. La lista della spesa di tre giorni fa, composta di sette o otto elementi è quasi del tutto cancellata, ricordo solo le uova e la farina necessarie per fare delle ciambelle al forno, che poi sono venute male e sono state buttate. Questi dati (ex.: la farina in una lista) si traducono in connessioni neurali. Ogni ricordo è fisicamente descritto nel nostro cervello da una maggiore connettività tra specifici gruppi neuronali. La maggior parte delle informazioni ha vita breve. Si creano sinapsi deboli che con il tempo tendono ad essere cancellate. In caso contrario il carico di lavoro della nostra macchina per pensare sarebbe immensamente più gravoso. Si sa che durante il sonno il cervello si prende del tempo per riorganizzare questi dati, tuttavia al momento ci sono due ipotesi su come il cervello addormentato modifica le connessioni neurali create durante il giorno: la prima sostiene che tutti i dati sono rinforzati mentre la seconda afferma che solo alcune specifiche sinapsi vengano potenziate. Ora, un gruppo di ricerca dell'Università di Cambridge (Regno Unito), ha analizzato i meccanismi alla base del mantenimento della memoria durante la fase del sonno ad onde lente, la terza fase del sonno, quando c'è maggiore relax e un riposo più profondo. Nello studio, pubblicato sulla rivista Neuron , i ricercatori hanno stimolato le connessioni neuronali di topi sottoposti ad anestesia (assimilabile alla fase di sonno ad onde lente degli esseri umani). Le stimolazioni sono state monitorate con un sistema sviluppato ad hoc al fine di seguire l'evoluzione di ogni singola sinapsi neuronale. Grazie a tale metodologia è stato possibile vedere dal vivo in che modo, durante il sonno, le varie connessioni venissero potenziate o inibite. I risultati mostrano che durante il sonno ad onde lente, le connessioni più grandi vengono mantenute mentre quelle più piccole perdono forza. Questo meccanismo di plasticità sinaptica migliora il rapporto segnale/rumore. Grazie a questo sistema i dati rilevanti (connessioni più grandi) emergono sul rumore di fondo (connessioni più piccole) ed inoltre ciò rende possibile anche la memorizzazione consecutiva, di giorno in giorno, in quanto i dati già considerati come importanti vengono conservati, senza necessità di ulteriore rinforzo. Il cervello "mette ordine", durante le ore del sonno, scartando le connessioni più deboli per garantire ai ricordi più forti di consolidarsi ulteriormente. Questo ha senso anche da un punto di vista energetico: il mantenimento di connessioni neuronali richiede molta energia e, in assenza di questo meccanismo di selezione, i consumi del cervello salirebbero ben oltre l'attuale 20% del totale. Link Fonte