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Se sei disordinato sicuramente non puoi essere una brava persona!

disordine e personalità
I pregiudizi guidano costantemente le nostre scelte. Spesso valutiamo la gradevolezza e la professionalità degli altri basandoci su indizi che, dal punto di vista del ragionamento logico, dovrebbero essere considerati poco significativi. Gli individui disordinati, ad esempio, sono considerati nevrotici e sgradevoli.

In un recente esperimento 160 soggetti sono stati invitati a sedersi su una scrivania scelta a caso tra tre opzioni: spazio di lavoro pulito ed ordinato (A), spazio di lavoro mediamente ordinato (B) e decisamente disordinato (C). Tutti e tre gli uffici erano identici. L'unica variabile era rappresentata dal livello di disordine. Nell'ufficio ordinato, le carte erano impilate sulla scrivania, i libri e i diari erano in posizione verticale sugli scaffali, e i cassetti dei documenti avevano etichette identificative. Tutta la spazzatura era nel cestino. L'ufficio "un po' disordinato" aveva libri inclinati sugli scaffali, un libro di testo e documenti sul pavimento e l'orologio a muro scarico. Infine, l'ufficio disordinato appariva ancora più disorganizzato e caotico. Compito dei 160 soggetti testati nell'esperimento era di indovinare la personalità del proprietario dell'ufficio. Dovevano desumere una serie di caratteristiche psicologiche come ad esempio: coscienziosità, apertura mentale, gentilezza, estroversione e nevroticismo. Come era prevedibile i soggetti hanno attribuito agli ipotetici proprietari degli uffici più disordinati caratteristiche negative legate a trascuratezza ed incompetenza. Di contro i proprietari degli uffici ordinati sono stati percepiti come diligenti, scrupolosi, seri, e zelanti. Come in una sorta di "carotaggio" (tecnica di campionamento adottata durante la ricerca di risorse minerarie nel sottosuolo ) psicologico siamo portati a valutare gli altri sulla base dei dati disponibili. E, a partire da quei dati, anche se scarsi o irrilevanti, inevitabilmente creiamo giudizi di valore che guidano le nostre scelte. La cosa più interessante è che siamo incapaci di astenerci dal giudizio. Per ragioni legate all'istinto di sopravvivenza in pochi istanti, e spesso a partire da indizi scarsamente significativi, dobbiamo categorizzare tutto. Prima categoria: buono o cattivo, o se preferite utile o dannoso. Poi a seguire vengono tutte le altre sfumature. Non devi avere pregiudizi! Ci hanno sempre detto. Ma è sui pregiudizi che si fonda la nostra capacità di reagire a contesti variabili in tempi brevi. Senza pregiudizi e senza ansia saremmo estinti da tempo. Sono poche le occasioni in cui ci concediamo una ri-valutazione della prima impressione. Per una serie di ulteriori meccanismi mentali, primo tra tutti il noto bias di conferma, tendiamo a vedere solo quello che conferma le nostre aspettative (e i pregiudizi creano aspettative). È chiaro dunque che nella vita reale "l'abito fa il monaco". E questo vale non solo per l'osservatore ingenuo, il classico volontario nei test di laboratorio, ma anche per il così detto esperto. Anche il giudice, il medico, l'ingegnere e lo psicologo nella formulazione del giudizio devono sottostare ai meccanismi che guidano le euristiche dell'inconscio cognitivo. Se, nella vita di tutti i giorni, il mio istinto mi porta a credere che chi occupa una scrivania disordinata è una persona disattenta, irritabile e menefreghista è probabile che queste mie prime impressioni guideranno i successivi sviluppi della relazione. Mi porteranno a cercare indizi di disattenzione, di irritabilità ecc... Poco importa che nella realtà quella persona sia l'unica a lavorare veramente in un reparto di assenteisti dalla scrivania limpida ed immacolata. Poco importa che la sua scrivania sia così in disordine per l'eccesso di pratiche da evadere. Il mio cervello (se conforme alle statistiche) ha scelto la sua euristica: "chi è disordinato è nevrotico e noncurante". Ed, a partire da questa euristica, procederà con le scelte successive. Una volta che il solco è tracciato, sia a livello conscio che inconscio, le ulteriori informazioni subiranno comunque l'attrazione gravitazionale della prima impressione. La ricerca in questione è solo l'ultima di una lunghissima serie di studi che cercano di evidenziare un fatto poco gradevole, e cioè che la maggior parte dei nostri giudizi di valore, e quindi delle nostre scelte, si fonda su una serie di dettagli che vengono analizzati più a livello di pancia (euristiche dell'inconscio cognitivo) che di testa (ragionamento logico e razionale). Se il livello di disordine di una scrivania può indurci a pensare che il suo proprietario è più o meno nevrotico, quanto possono pesare informazioni come ad esempio sesso, età, etnia ecc... ? Link Fonte