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A caccia di ricordi

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Gli uomini ricordano le informazioni apprese in precedenza utilizzando la stessa strategia usata dalle api per cercare il polline o dagli uccelli per cercare le bacche tra i cespugli.

I ricercatori dell'Università di Warwick e dell'Università dell'Indiana hanno individuato un parallelismo tra la modalità con la quale gli esseri umani vanno alla ricerca dei loro ricordi e la modalità con la quale gli animali cercano il cibo in natura, suggerendo che chi utilizza una strategia di recupero più efficace ottiene anche i risultati migliori dal punto di vista della capacità di memorizzazione.

Gli scienziati hanno sottoposto 141 studenti (46 uomini e 95 donne) ad un compito nel quale si chiedeva loro di ricordare il maggior numero di nomi di animali possibile in soli tre minuti, e hanno poi confrontato i risultati con un modello classico di "foraggiamento ottimale" nel mondo reale, il teorema del valore marginale, che ha lo scopo di predire quanto tempo gli animali rimarranno in un determinato territorio a caccia di risorse prima di saltare ad un altro territorio.

 

Il teorema del valore marginale porta alla semplice conclusione che  un predatore si soffermerà più a lungo in un area in funzione della densità di prede, del tempo di spostamento utilizzato per raggiungerla e del tempo per impossessarsi della risorsa.

Partendo dal presupposto che l'attenzione umana si è evoluta seguendo le stesse necessità e gli stessi schemi che, nel mondo animale, sono prevedibili grazie al teorema del valore marginale, gli sperimentatori si sono chiesti se tale strategia di ricerca fosse applicata anche quando "andiamo a cacci" dei ricordi immagazzinati nella nostra mente.

Dai risultati emerge che di fronte ad un compito di recupero di tracce mnestiche ci comportiamo esattamente come un uccello alla ricerca di bacche tra i cespugli, per esempio quando cerchiamo il nome di tutti gli animali che abbiamo in memoria, partiamo dal territorio più vicino, iniziando ad elencare tutti gli animali domestici che ci vengono in mente. Quando questo primo elenco è prossimo alla conclusione e lo sforzo non è più ripagato da risultati soddisfacenti guardiamo altrove, probabilmente favoriti da qualche passaggio logico, ed andiamo ad esplorare una categoria diversa: ad esempio dal gatto passiamo alla categoria dei felini e ai predatori.

Lo studio dimostra che i soggetti che rimangono o troppo a lungo o troppo poco su una determinata categoria (territorio di caccia dei ricordi) ottengono risultati peggiori nel recupero di tracce mnestiche rispetto a chi invece riesce a trovare un tempo di permanenza ottimale che gli permette di raccogliere il maggior numero di informazioni limitando al minimo lo sforzo fatto.

In altre parole, i soggetti che hanno adottato strategie maggiormente simili a ciò che è espresso dal teorema del valore marginale riuscivano a recuperare un numero di item maggiore rispetto agli altri.

Fonte: University of Warwick (2012, February 14). People forage for memories in the same way birds forage for berries.