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Comunicazione non verbale: è possibile influenzare il nostro interlocutore con un battito di ciglia?

battito delle palpebre e comunicazione
La velocità del battito delle palpebre è percepita inconsciamente come un segnale comunicativo rilevante nelle interazioni faccia a faccia.

Perché battiamo le palpebre? Battere le palpebre è un riflesso importante per la salute dei nostri occhi. In media battiamo le palpebre tra le dieci e le venti volte al minuto per un totale di circa 13.500 volte al giorno. Dal punto di vista meccanico la funzione principale del battito di palpebre consiste nel distribuire sulla superficie dell'occhio il liquido secreto dalle ghiandole lacrimali. Le lacrime hanno, a loro volta, il compito di lubrificare, proteggere e detergere l'occhio. Tuttavia sembra che il battito delle palpebre sia correlato anche con alcuni aspetti della comunicazione non verbale. Si sa, ad esempio, che la frequenza dei battiti aumenta durante le pause naturali della conversazione. In un recente studio i ricercatori hanno cercato di capire se la frequenza e la velocità del battito delle palpebre abbia anche una funzione di feedback comunicativo non verbale. È possibile che la variazione della frequenza del battito delle palpebre, per quanto impercettibile, abbia una funzione comunicativa simile a quella dell'annuire con la testa? Per rispondere a questa domanda gli sperimentatori hanno utilizzato avatar di "interlocutori" all'interno di un contesto di realtà virtuale. L'utilizzo di avatar virtuali ha permesso una manipolazione precisa della frequenza e della durata dei battiti delle palpebre altrimenti non ottenibile utilizzando soggetti umani. Gli esperimenti hanno dimostrato che durante l'interazione i soggetti coinvolti non hanno mai notato consciamente la variazione della durata dei battiti delle palpebre, tuttavia hanno comunque modificato il loro stile comunicativo in risposta a questo preciso aspetto della comunicazione non verbale. L'interlocutore che percepisce (inconsciamente) battiti delle palpebre più veloci tende a dare risposte più lunghe ed articolate, di contro la percezione di battiti più lenti porta a dare risposte più sintetiche e veloci. I risultati confermano che sottili differenze di alcuni millisecondo nella durata del battito delle palpebre hanno indotto gli interlocutori a dare risposte verbali di alcuni secondi più brevi. Questa scoperta sottolinea che "il parlare" non riguarda mai solo l'auto monitoraggio, ma anche il monitoraggio dell'altro. Un oratore, mentre parla, è continuamente coinvolto sia nel processo di auto osservazione che in quello di verifica del feedback proveniente dai suoi interlocutori. Uno dei movimenti umani meno rilevanti, il battito delle palpebre, che spesso sfugge alla consapevolezza esplicita dell'osservatore sembra dunque avere un effetto sorprendentemente rilevante nella coordinazione delle interazione umane. La frequenza e la durata del battito delle palpebre vanno quindi a sommarsi "ufficialmente" a tutti gli altri segnali, consapevoli ed inconsapevoli, che gli esseri umani utilizzano nelle quotidiane interazioni sociali per comunicare il loro stato mentale. Link Fonte