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Dopamina, movimento e Parkinson: due ricerche interessanti.

Dopamina, movimento e Parkinson
Tra i molti neurotrasmettitori chimici del cervello, la dopamina è sicuramente la "prima donna". È legata all'amore, al piacere, alla motivazione. La trasmissione della dopamina gioca un ruolo centrale nel sistema di ricompensa del cervello ed è anche fondamentale per i processi di controllo motorio, apprendimento e memoria.

Numerosi disordini sono stati collegati al malfunzionamento dei  neuroni dopaminergici, tra cui il morbo di Parkinson, la schizofrenia e le varie forme di dipendenza. A causa dell'importanza della dopamina, i ricercatori hanno studiato il neurotrasmettitore per decenni, compiendo grandi progressi nel comprendere la sua attività. In un recente articolo, pubblicato su Cell  dai ricercatori della  Harvard Medical School, viene descritto il meccanismo molecolare responsabile della "precisa" secrezione di dopamina nel cervello. Nello studio si evidenzia che la dopamina viene prodotta in siti estremamente specifici, in modo molto rapido e con una diffusione spazialmente estremamente definita. Le ricerche precedenti molto spesso erano focalizzati sulla comprensione delle disfunzioni dei recettori proteici che i neuroni usano per "ricevere" il segnale dopaminergico. In questo studio l'attenzione è posta, al contrario, sui meccanismi di rilascio del neurotrasmettitore in condizioni normali. Sono stati analizzati neuroni dopaminergici del mesencefalo. Il team di ricerca ha scoperto che i neuroni dopaminergici contengono proteine che "marcano la presenza di zone attive". La presenza di queste zone indica che il neurone può instaurare una comunicazione nella quale il segnale del neurotrasmettitore è trasmesso con precisione da una cellula all'altra in pochi millisecondi. Le prove della presenza di "zone attive" indicano che la trasmissione dopaminergica avviene in modo rapido e preciso e non, come si pensava in precedenza, lentamente e in modo "promiscuo". I dati suggeriscono che la dopamina viene rilasciata in posizioni molto specifiche, con un'incredibile precisione spaziale e ad elevate velocità, mentre prima si pensava che la dopamina fosse secreta lentamente e trasmessa in modo "grossolano". Questo studio indica che la trasmissione basata sulla dopamina è molto più organizzata di quanto si pensasse in precedenza. La speranza è che in futuro si possa passare da trattamenti che "invadono" il cervello di dopamina in eccesso (come ad esempio quello attuale per il morbo di Parkinson), con evidenti e spiacevoli effetti collaterali, a cure più mirate.  

Basta un soffio di dopamina per avviare i movimenti.

Un secondo studio, pubblicato su Nature,  rappresenta un ulteriore passo avanti verso la comprensione dei meccanismi legati alla trasmissione della dopamina. Da questa ricerca emerge che il corpo ha bisogno di un solo "spruzzo" di dopamina per dare avvio ai movimenti. Una volta avviato il movimento prosegue anche in assenza di dopamina. Questa scoperta è importantissima per la comprensione e la cura della malattia di Parkinson. Dalla mattina alla sera, in condizioni di normalità, non smettiamo mai di eseguire movimenti nel momento giuso e alla giusta velocità. Ma i pazienti affetti dal morbo di Parkinson perdono la capacità di controllare i movimenti volontari. O meglio, perdono la capacità di avviare il movimento. Il morbo di Parkinson è causato dalla morte dei neuroni che producono la dopamina in una specifica regione del cervello chiamata substantia nigra. Fino ad ora la spiegazione più accettata, relativa al legame tra dopamina e movimento, è che, per muovere normalmente il corpo, il nostro cervello ha costantemente bisogno di un certo livello di dopamina, livello che non è più sufficiente nel caso di malattia di Parkinson. Tuttavia, come sottolineano gli autori del recente studio le persone affette dal morbo di Parkinson "non hanno un problema motorio globale". Per quanto incredibile possa sembrare, possono persino andare in bicicletta (un compito motore piuttosto complesso) se spinti al momento giusto. I problemi motori che i pazienti con Parkinson sperimentano sono più specifici, e questa è stata l'osservazione che ha motivato il nuovo studio. Il problema dei pazienti è nella difficoltà di iniziare il movimento e nella lentezza del movimento stesso. Nella ricerca, condotta con tecniche di optogenetica su modello animale, viene dimostrato che è sufficiente una piccola quantità di dopamina per dare inizio al movimento. Il neurotrasmettitore agisce come una sorta di grilletto che innesca un processo capace di procedere autonomamente. Il picco di dopamina che precede il movimento non solo ne determina l'iniziazione ma ne regola anche il vigore, tuttavia non è rilevante per l'esecuzione del movimento dopo che questo è stato avviato. L'inibizione dell'attività dei neuroni durante un movimento in corso non ha infatti avuto alcun effetto sulla sua normale esecuzione. Gli autori auspicano che il nuovo studio possa aprire la strada allo sviluppo di trattamenti per il morbo di Parkinson con minori effetti collaterali.   Link Fonte primo studio Link Fonte secondo studio