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Ho l'ansia, non amo rischiare! Il difficile equilibrio tra sicurezza ed esplorazione.

Ansia e attività corticale
Chi ha l'ansia non ama il rischio e, se può, evita ogni forma di cambiamento. Questo già si sapeva, ma ora un gruppo di psicologi è riuscito a "vedere" questa mancanza di propensione al rischio analizzando l'attività del cervello con un semplice EEG.

Gli psicologi hanno condotto un esperimento per "rendere visibile" il processo decisionale alla base del comportamento prudente tipico degli individui ansiosi. La localizzazione dei substrati neuronali alla base dei dubbi e delle incertezze che caratterizzano il pensiero ansioso ha reso prevedibile il comportamento manifesto dei partecipanti grazie alla sola osservazione dei tracciati dell'elettroencefalogramma. Per lo studio sono stati selezionati 20 soggetti molto ansiosi e 20 soggetti non ansiosi. La selezione si è basata sul risultato ottenuto in un test psicologico, lo State‐Trait Anxiety Inventory (STAI). Gli individui selezionati hanno partecipato ad un gioco basato su scommesse mentre il livello di attivazione delle loro cortecce cerebrali veniva misurato mediate elettro encefalogramma (EEG). I soggetti ansiosi hanno preferito costantemente strategie a basso rischio. Ciò appare plausibile se consideriamo che l'ansia sostanzialmente altro non è che la costante incertezza verso la propria capacità/possibilità di modificare il contesto a proprio favore. I soggetti ansiosi hanno mostrato la tendenza a considerare le situazioni di rischio come più pericolose rispetto al campione non ansioso. Questa sovrastima della pericolosità del contesto comporta una maggiore attivazione del controllo cognitivo durante la fase decisionale. Ed, infine, la maggiore attivazione cognitiva si traduce in una maggiore attivazione neuronale nella zona superiore della corteccia prefrontale mediale. I tracciati dell'EEG dei soggetti ansiosi mostrano una maggiore attività, nella frequenza delle onde Theta, nell'area superiore della corteccia prefrontale mediale. Prima di ogni scelta "azzardata" gli individui ansiosi hanno una eccessiva attività cognitiva, visibile nella linea mediana frontale (FMT) dell'EEG, che li spinge a rivalutare ogni possibile conseguenza negativa di un eventuale comportamento non cauto. Ciò li forza ad assumere un comportamento (troppo) prudente a scapito della funzione esplorativa. L'effetto dell'ansia sul processo decisionale è talmente mediato dall'attivazione della zona superiore corteccia prefrontale mediale che gli psicologi, semplicemente osservando i tracciati dell'EEG, hanno potuto prevedere la tendenza al rischio o alla prudenza dei soggetti in esame. Una elevata attivazione nella zona della linea mediana frontale (FMT) è sempre associata ad una scelta cauta, volta a limitare i rischi. Ricerche precedenti avevano già dimostrato che l'attività cerebrale in questa area è particolarmente pronunciata nelle persone ansiose, ma fino ad ora non si era travata una correlazione diretta con il comportamento dei soggetti in situazioni reali. Ora sappiamo che una maggiore attività in questa area si associa ad un maggiore controllo cognitivo, controllo cognitivo che a sua volta è alla base di un atteggiamento volto alla prudenza. Quando l'eccessiva prudenza inibisce i comportamenti esplorativi ci troviamo di fronte al classico meccanismo di evitamento che costringe il soggetto ansioso o fobico in un perimento di sicurezza sempre più angusto. Dal punto di vista terapeutico l'identificazione di una correlazione tra ansia, processo decisionale e attivazione di specifiche aree cerebrali fornisce uno strumento in più per valutare l'efficacia delle varie strategie di intervento (neuro feedback, tecniche di rilassamento, psicoterapia, cura farmacologica) finalizzate alla cura dell'ansia. Link Fonte