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I batteri intestinali influenzano il cervello?

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Sebbene sia probabile una correlazione tra microbioma, soprattutto quello intestinale, e performance del sistema nervoso siamo comunque lontani dal poter definire le strategie per favorire la comunicazione tra i due sistemi. Pochi ritengo che al momento sia giustificato l'entusiasmo per quanto riguarda l'uso di metodi psicobiotici per il trattamento di disturbi psicologici come ansia e depressione.

L'ambiente ci compenetra, siamo fatti da circa cento mila miliardi di cellule ma il nostro corpo ospita circa cento mila miliardi di micro organismi "alieni" (ex. funghi e batteri). Uno per ogni cellula. Dal punto di vista biologico noi siamo un simbionte, un organismo che vive in simbiosi con altri organismi che lo abitano. I nostri ospiti svolgono circa 19.000 funzioni metaboliche, di cui 5000 o 6000 svolte esclusivamente da loro. Ne consegue che la loro assenza si traduce in malattia per il nostro corpo. L'insieme dei micro organismi che albergano nel nostro corpo prende il nome di microbiota, ed è specifico dell'ambiente che ci circonda. Il feto è sterile, e solo dopo il parto avviene la colonizzazione da parte degli organismi presenti nell'ambiente esterno. Non tutti i micro organismi sono però utili, alcuni possono al contrario risultare dannosi. Il nostro corpo affida il riconoscimento degli ospiti e l'eventuale eliminazione di quelli pericolosi al sistema immunitario e al sistema nervoso. Il sistema immunitario identifica la presenza di organismi dannosi rilevando i segnali di stess, inteso come disequilibrio dei parametri fisiologici. Dal punto di vista biologico lo stress si concretizza nella produzione da parte delle cellule di una proteina che prende il nome di stressosoma. Identificata l'area interessata dall'invasione gli agenti estranei vengono riconosciuti per l'assenza dei marcatori proteici identificativi del self, proteine espresse sulla membrana cellulare le quali hanno la funzione di farsi riconoscere da parte dei linfociti T. Questo sistema di difesa, che coinvolge il sistema immunitario e il sistema nervoso, è evoluto nell'arco di circa 3 miliardi e mezzo di anni e ci ha permesso di sopravvivere garantendo il mantenimento dei tre circuiti della sopravvivenza: la difesa dall'aggressore, la capacità di alimentarsi e la capacità di riprodursi. I concetti sopra esposti sono descritti in modo più approfondito in queste ottime relazioni video: “Gianvito Martino – Rigenerare il cervello tra finzione e realtà”“Gianvito Martino – Siamo il nostro cervello?”“Gianvito Martino – Viaggio all’interno del cervello tra cellule ed emozioni” o nel recente libro Il secondo cervello di Michael D. Gerhson. Sulla base di queste premesse negli ultimi anni è nata una nuova disciplina, la psicobiotica. La psicobiotica cerca di rispondere a domande nuove come ad esempio: I batteri intestinali possono parlare al nostro cervello? In che modo influenzano il nostro stato d'animo? Influenzano il nostro appetito? E i nostri ritmi sonno veglia (circadiani)? Se esiste un dialogo tra microbiota e cervello è possibile anche influenzare questa comunicazione al fine di ottenere vantaggi percepibili coscientemente, come ad esempio un miglioramento nel tono dell'umore o una maggiore capacità di concentrazione? Mentre è noto da oltre un secolo che i batteri possono avere effetti positivi sulla salute fisica, solo studi relativi agli ultimi 10-15 anni hanno dimostrato che c'è una connessione intestino-cervello. Nei topi, è stata trovata una correlazione diretta tra miglioramento della risposta immunitaria, maggiore capacità di reagire allo stress e maggiori performance di apprendimento e memoria come conseguenza della somministrazione di uno specifico ceppo batterico. Negli uomini l'interpretazione dei risultati legati alle variazioni di umore è poco attendibile, tuttavia sembrano esserci prove di cambiamenti fisiologici come la riduzione dei livelli di cortisone e delle risposte infiammatorie. Tuttavia i campioni studiati al momento sono troppo esigui per poter identificare una correlazione statisticamente significativa. In sintesi, sebbene sia probabile una correlazione tra microbioma, soprattutto quello intestinale, e performance del sistema nervoso siamo comunque lontani dal poter definire le strategie per favorire la comunicazione tra i due sistemi. Gli studi ci danno fiducia sul fatto che i batteri intestinali giocano un ruolo causale nel modificare importanti processi biologici, ma ci dicono poco sul come questo avvenga. I ricercatori sono concordi nel definire i principali attori in gioco: il sistema nervoso dell'intestino, il sistema immunitario, i nervo vago e gli ormoni e  neuro trasmettitori intestinali (serotonina e dopamina). Ma pochi ritengo che al momento sia giustificato l'entusiasmo per quanto riguarda l'uso di metodi psicobiotici per il trattamento di disturbi psicologici come ansia e depressione. Una recente revisione sistematica dei dati non ha trovato benefici significativi conseguenti all'ingestione di probiotici negli esseri umani. Ne consegue che i consumatori dovrebbero avere un approccio scettico verso quei prodotti che pretendono di poter modificare complesse funzioni mentali a partire dalla modificazione della flora intestinale. Link Fonte