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Il dolore emotivo viene gestito dal cervello con gli stessi meccanismi del dolore fisico.

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I dati di una recente ricerca mostrano che il sistema antidolorifico del cervello si attiva non solo in risposta a danni fisici ma anche per proteggerci dal dolore psicologico.

Inoltre sembra che le persone classificate in base ai test psicologici come “resilienti”, dotate cioè di quel tratto di personalità che le rende capaci di adattarsi ad eventi traumatici, abbiano un sistema antidolorifico più efficiente rispetto alle altre.

La ricerca è stata condotta combinando l’utilizzo di tecniche di scansione cerebrale, capaci di monitorare il rilascio di specifiche sostanze chimiche, con un modello informatico di “appuntamenti online” progettato allo scopo di analizzare le reazioni al rifiuto sociale.

Le ricerche si sono concentrate sul sistema di recettori denominato μ-opioid receptors (MOR), lo stesso sistema che il gruppo di ricerca ha analizzato per anni in relazione al dolore fisico.

Nel corso di più di un decennio è stato dimostrato chiaramente che in presenza di dolore fisico si attiva nel cervello il rilascio di sostanze oppiacee, nello spazio inter-sinaptico, al fine di ridurre la percezione del dolore stesso.

Ora siamo di fronte alla prima prova sperimentale del fatto che lo stesso sistema antidolorifico viene chiamato in causa quando è necessario affrontare un dolore di tipo psicologico.

Lo studio ha coinvolto 18 adulti ai quali è stato chiesto di identificare, all’interno di un database, il profilo di alcune persone interessanti per poter dare inizio ad una relazione sentimentale.

Successivamente, i soggetti sono stati sottoposti a PET (tomografia ad emissione di positroni o, dall'inglese Positron Emission Tomography).

Mentre i loro cervelli venivano scansionati dalla macchina è stato detto loro che i soggetti che avevano selezionato per iniziare una relazione non erano affatto interessati alla proposta.

In sostanza veniva detto loro che erano stati rifiutati, per di più da persone che loro ritenevano interessanti.

Le scansioni effettuate in qui momenti hanno evidenziato il rilascio di oppioidi.

Rilascio che è avvenuto soprattutto nelle aree dello striato ventrale, dell’amigdala, dell’area mediana del talamo e nella sostanza grigia periacqueduttale.

Aree coinvolte nell’elaborazione del dolore fisico.

Gli individui che hanno mostrato nei test alti tratti di resilienza tendevano a rilasciare quantità maggiori di oppioidi soprattutto nella zona dell’amigdala, regione del cervello coinvolta nell’elaborazione emotiva.

Ciò suggerisce che il rilascio di queste sostanze durante episodi di rifiuto sociale possa avere una funzione adattiva o protettiva.

È plausibile ipotizzare che soggetti affetti da ansia o depressione siano semplicemente meno capaci di rilasciare oppioidi nei momenti di stress psicologico o sociale. Fonte