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La capacità di amare si apprende nei primi mesi di vita.

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La capacità di fidarsi delle persone, di amare, di gestire e risolvere i conflitti con il nostro partner, si apprende nella prima infanzia, molto prima di quanto si potrebbe pensare.

Questo è ciò che emerge da un recente articolo pubblicato su Current Directions in Psychological Science, una rivista dell’Association for Psychological Science.

La relazione interpersonale che un bambino ha con la propria madre nei primi 12,18 mesi di vita, rappresenta un forte predittore del comportamento di quel bambino venti anni dopo, nella gestione delle sue relazioni interpersonali.

Prima di quanto sia possibile ricordare, prima della formazione del linguaggio che ci permetterà di parlarne, e ancora prima della formazione della coscienza, nel cervello si strutturano le attitudini alla relazione con l'altro.

Sulla base di come si è stati trattati e accuditi iniziamo a costruire l’immagine di noi stessi; del nostro essere o non essere “degni” di amore e di affetto.

Nonostante questo “imprinting” iniziale possa essere modificato e rimodulato, dall'introspezione, da eventuali terapie e soprattutto dalla presenza di relazioni stabili e sicure, nei momenti di stress e di difficoltà gli schemi che abbiamo appreso nei primissimi mesi di vita tendono a riemergere.

Il bambino maltrattato riemergerà in un adulto che, ad esempio, ha trovato nell’aggressione preventiva un ottima strategia di difesa; al contrario il bambino che è stato curato con affetto e supportato da figure genitoriali mai troppo invasive, nei momenti difficili, rimarrà sicuro confidando nella buona fede e nella benevolenza di chi lo circonda.

Questa è una visione “adattativa” dello sviluppo del comportamento sociale umano. Le persone cioè tendono a trovare una modalità coerente ed adeguata, al meglio delle loro possibilità, per rispondere alle variazioni del contesto sociale basandosi sulle loro esperienze pregresse, su ciò che è accaduto loro nel passato.

L'idea secondo la quale ciò che è accaduto ad un bambino inevitabilmente andrà ad influenzarne i comportamenti durante la vita adulta non è nuova in psicologia, ma fino ad ora, non ha avuto un grande sostegno dal punto di vista delle dimostrazioni scientifiche.

Questa ricerca colma le lacune teoriche portando le prove di come il legame che si forma nella diade iniziale tra madre e il bambino sia direttamente correlato all’atteggiamento relazionale nella vita adulta da parte di quest’ultimo.

La ricerca è parte di uno studio più ampio, il Minnesota Longitudinal Study of Risk and Adaptation.

I soggetti della ricerca sono 75 bambini, figli di madri appartenenti ad un ceto sociale disagiato, assegnati a questo gruppo di ricerca sin dalla nascita fino al 30º anno di età.

I dati analizzati dallo studio comprendono, oltre al rapporto madre-figlio, anche informazioni relative ai rapporti che i soggetti hanno avuto, nel tempo, con amici e partner amorosi.

Quando i soggetti erano bambini, sono stati testati attraverso il protocollo della Strange Situation (vedi: teoria dell’attaccamento), per verificare la qualità dell'attaccamento ed il tipo di legame tra madre e figlio.

Inoltre, in un intervallo di tempo lungo quasi 30 anni, sono stati invitati a ritornare regolarmente per “registrare” attraverso test e questionari il loro sviluppo sociale ed emotivo.

I ricercatori, nella raccolta dei dati, hanno focalizzato la loro attenzione soprattutto sulle capacità di resilienza e di gestione del conflitto in situazioni stressanti con i compagni di scuola, con i migliori amici e con eventuali partner sentimentali.

Attraverso l'analisi dei dati ottenuti, la ricerca ha prodotto le prove necessarie per convalidare l’ipotesi “dell’imprinting iniziale”, dando forza alle precedenti teorie psicologiche.

Ma, stando ai risultati, sembra che la personalità dei soggetti non sia poi così stabile nel tempo, come si ipotizzava in precedenza.

I dati mostrano un legame evidente tra la personalità del bambino e quella dell'adulto, ma questo non si traduce automaticamente in una stabilità degli atteggiamenti durante tutte le fasi del ciclo vitale.

In sostanza il contesto ambientale, gli amici, le relazioni amorose, gli eventi positivi, influenzano in maniera significativa l'atteggiamento dei soggetti analizzati.

La buona notizia è che se si è capaci di riconoscere il proprio modello di attaccamento, di verbalizzarlo traducendolo in parole e in racconti, e soprattutto se si ha la fortuna di essere ingaggiati in una relazione stabile con un partner affidabile, allora sarà possibile rivedere e rimodulare gli schemi comportamentali non più efficaci sostituendoli con atteggiamenti maggiormente equilibrati.

In questo caso i vecchi schemi possono essere soppressi, un bambino maltrattato può imparare a fidarsi, un bambino che non si è sentito amato può imparare ad amare.

Fonte: Association for Psychological Science (2011, December 14). Ability to love takes root in earliest infancy.