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La depressione post-partum “passa” da madre a figlia.

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Uno studio pubblicato di recente suggerisce che l'esposizione ad uno  stress sociale compromette non solo la capacità della madre di prendersi cura dei suoi figli, ma può anche inibire la capacità delle figlie femmine di fornire accudimento e cura  alla loro rispettiva prole.

I ricercatori hanno condotto uno studio transgenerazionale su cavie da laboratorio.

Hanno di fatto creato un modello sperimentale di depressione post-partum esponendo ratti di sesso femminile, che avevano appena partorito, ad uno stress ambientale. Questo è stato ottenuto attraverso l’inserimento nella gabbia di un maschio estraneo per circa un ora al giorno per i 15 giorni successivi al parto. La verifica dei cambiamenti comportamentali e fisiologici delle madri esposte allo stress ha permesso di considerare il modello animale come sufficientemente valido.

I ratti esposti allo stress infatti hanno  risposto alle sollecitazioni inibendo le cure nei confronti della prole e riducendo le fasi di allattamento. Inoltre hanno evidenziato livelli maggiori di ansia.

Quello che però stupisce è che le femmine di seconda generazione dei ratti sottoposti a stress, dopo aver raggiunto la maturità ed essersi accoppiate, hanno manifestato la stessa sintomatologia delle loro madri.

Inibizione del meccanismo di accudimento, ridotte fasi di allattamento e livelli più alti di ansia.

Inoltre si sono evidenziati cambiamenti dei livelli ormonali: aumento del corticosterone (ormone dello stress), e diminuzione dell’ossitocina, della prolattina (importante sia per il comportamento materno che per  l'allattamento ) e dell’estradiolo. Fonte