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Un atteggiamento pedagogico, fatto di istruzioni troppo dirette e specifiche, potrebbe inibire il comportamento di esplorazione spontanea tipico dei bambini.

Atteggiamento-pedagogico
Ipotizziamo che qualcuno ci mostri un nuovo oggetto tecnologico, dicendoci: “ecco come funziona”, mentre ci descrive una singola funzione di tale oggetto, come ad esempio ciò che accade quando viene premuto un bottone.

Che cosa accadrà quando avremo quell'oggetto nelle nostre mani?

Probabilmente andremmo a verificare tale funzionalità premendo quel bottone.

Ma, se l'oggetto sconosciuto avesse altre funzioni, avremmo voglia di andarle a scoprire?

Andremmo alla ricerca di funzionalità nascoste, soprattutto se chi ci ha mostrato l'oggetto non ha fatto alcuna menzione ad esse?

Sembra che ci sia un errore nella consuetudine dell’atteggiamento pedagogico di esplicitare le “istruzioni per l’uso”. Sembra infatti che le spiegazioni esplicite date ai bambini impediscano in qualche modo il comportamento di esplorazione.

In uno studio condotto da Laura Schulz del MIT (Massachusetts Institute of Technology) sono stati comparati i comportamenti di bambini lasciati giocare con un nuovo giocattolo sotto quattro diverse condizioni di consegna.

La ricerca dimostra che i bambini ai quali è stata espressamente dimostrata una delle molteplici funzioni del giocattolo hanno giocato con tale oggetto per minore tempo e hanno scoperto un minor numero di ulteriori funzioni rispetto ai bambini ai quali sono state date consegne meno precise.

Questo appare un comportamento razionale, soprattutto se si considera che l'insegnamento spesso consiste nella trasmissione di competenze in maniera veloce ed efficace. Il pericolo consiste nel fatto che i bambini potrebbero credere di aver appreso tutto ciò che c’è da sapere; potrebbero ragionare in questi termini: “se il mio insegnante mi ha parlato di questa funzione e poi non mi ha detto più nulla, probabilmente non c'è nient'altro da scoprire”.

Per studiare questo fenomeno i ricercatori hanno costruito un gioco originale (non in commercio), dotato di quattro differenti funzioni.

Gli sperimentatori hanno reclutato 85 bambini in età prescolare lasciandoli interagire con questo gioco introdotto in quattro modi diversi: pedagogico, interrotto, ingenuo e di base.

Nella modalità di presentazione pedagogica lo sperimentatore diceva: “guarda, questo è un nuovo gioco e funziona in questo modo” dimostrando una delle quattro funzioni per almeno due volte, ma non facendo nessuna menzione ad eventuali altre funzioni nascoste.

La modalità di presentazione definita “interrotta”, è per quasi ogni aspetto identica la modalità precedentemente descritta, quella pedagogica, eccetto per il fatto che subito dopo aver dimostrato la prima funzione lo sperimentatore si è interrotto all'improvviso dicendo: “mi sono appena ricordato… ho dimenticato di scrivere delle cose molto importanti e devo andare, prendetevi cura voi del gioco”.

Nella terza modalità di presentazione, quella “ingenua”, lo sperimentatore finge di non conoscere le funzionalità del gioco e dice: “io ho appena trovato questo gioco, mi sono accorto che facendo questa cosa accade  quest'altra cosa”, dimostrando in questo modo la prima funzione del gioco ed evidenziando stupore per la scoperta. Lasciando poi ai bambini in consegna l'oggetto.

Nella quarta ed ultima modalità di presentazione, quella di base, gli sperimentatori semplicemente dicono: “guardate questo gioco” senza dimostrare nessuna delle quattro funzionalità.

In tutte le presentazioni, subito dopo aver portato a termine il suo compito, lo sperimentatore lascia giocare i bambini con l'oggetto osservandoli in modo da non essere visto attraverso uno specchio unidirezionale da un'altra stanza.

Molti bambini, nella modalità di presentazione pedagogica hanno fallito nello scoprire anche una sola funzione in più rispetto a quella mostrata dallo sperimentatore, mentre nelle altre tre modalità di presentazione tutti i bambini sono riusciti a trovare almeno una funzione o due in più.

Inoltre, i bambini che sono stati avvicinati all'oggetto con modalità pedagogica hanno passato meno tempo a giocare con esso, meno di due minuti, mentre i bambini ai quali è stato mostrato con uno degli altri tre metodi hanno passato molto più tempo impegnati nel gioco, soprattutto con la presentazione in modalità ingenua.

Questi risultati evidenziano che i bambini sono estremamente sensibili al contesto dello scenario di insegnamento; ciò che conta non è se ai bambini vengono mostrate una o più funzioni, ma in che modo queste funzioni vengono introdotte. Se i bambini sono convinti che un insegnante preparato abbia già detto loro ciò che c'è da sapere, difficilmente saranno motivati ad esplorare.

In un esperimento correlato, i ricercatori hanno replicato la stessa dinamica ma valutando il comportamento di bambini che osservavano solo indirettamente le consegne del giocattolo ad altri coetanei. Anche in questo caso i bambini che guardavano adulti interagire con altri bambini attraverso un approccio pedagogico risultavano meno coinvolti e meno interessati ad esplorare eventuali funzionalità nascoste dell'oggetto.

Spesso ci troviamo nella condizione di dover insegnare qualche cosa a dei bambini. Non è necessario che ciò avvenga all'interno di una classe, spesso ciò avviene nei contesti più svariati. Tenere conto del fatto che i bambini sono sensibili alla modalità di presentazione di nuove informazioni potrebbe facilitare il nostro lavoro nell’attivare il sistema di esplorazione che è innato in ogni essere in fase di crescita.

L'approccio pedagogico spesso risulta controproducente perché inibisce proprio questo meccanismo che al contrario tende a manifestarsi da solo.

In conclusione che cosa dovrebbe fare un'insegnante?

Lo studio non vuole essere una critica contro l'istruzione di tipo pedagogico, ci sono cose è molto improbabile che i bambini possano capire da soli, come ad esempio la lettura o la matematica.

Non avrebbe alcun senso aspettarsi che apprendano da soli solo grazie all'esplorazione.

Piuttosto lo studio evidenzia il legame tra istruzione ed esplorazione e l’importanza di stimolare la ricerca di ciò che non è ancora noto partendo da ciò che si sa già.

Gli insegnanti dovrebbero dunque, quando possibile, sottolineare la possibilità che ci siano più strade per arrivare allo stesso risultato, potrebbero dire ad esempio: “vi ho mostrato che questa cosa è vera, che funziona, ma forse ci sono altre possibilità, magari più veloci per ottenere lo stesso risultato, o per ottenere risultati diversi e forse migliori”.

 

Fonte: Massachusetts Institute of Technology (2011, July 1). Don't show, don't tell? Direct instruction can thwart independent exploration.