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Non fa male! Non fa male! Non fa male!

Le aspettative sull'intensità del dolore possono diventare profezie che si auto avverano. E, sorprendentemente, queste aspettative persistono anche quando la realtà dimostra ripetutamente che non c'è alcun dolore da dover sopportare.

Esiste un ciclo di feedback positivo tra l'aspettativa e il dolore. Più dolore ti aspetti, più forte il tuo cervello risponde al dolore: più forte è la risposta al dolore, più dolore il cervello si aspetta. Il legame tra le aspettative individuali e la realtà di come poi vanno le cose è dimostrato da una serie corposa di studi. Gli effetti delle "profezie che si auto avverano" sono stati indagati in contesti che spaziano dall'influenza delle aspettative sui risultati delle ricerche fino ad arrivare all'effetto placebo osservabile quando riteniamo di prendere dei farmaci ed invece assumiamo solo acqua e zucchero (effetto commercialmente noto con il nome di omeopatia). La maggior parte degli esperimenti scientifici (seri) prevede un protocollo a doppio cieco. Sia i soggetti esaminati che gli sperimentatori non devono sapere, prima di aver concluso l'analisi dei dati, se un determinato valore è riferito ad un individuo parte del gruppo sperimentale o del gruppo di controllo. Questo non solo perché, come si sa', l'occasione fa l'uomo ladro (anche lo sperimentatore in fondo deve pagare il mutuo) ma anche, e soprattutto, perché un bravo scienziato DEVE dubitare di se stesso, e quindi anche delle sue percezioni. La scienza ha sempre preso sul serio la tendenza umana che ci induce all'auto inganno e, in questo caso, lo studio ha voluto indagare la dinamica che lega le aspettative al dolore fisico.

Perché le aspettative relative al dolore sono così resistenti al cambiamento? 

Nello specifico si è cercato di capire perché le aspettative relative al dolore sono così resistenti al cambiamento. I ricercatori hanno reclutato 34 soggetti e li hanno condizionati creando una associazione tra due simboli e due stimoli termici, uno innocuo e l'altro doloroso. Quindi i soggetti sono stati collocati in una macchina di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per 60 minuti. Mentre l'attività cerebrale era scansionata ai soggetti venivano mostrati  gli stessi simboli con i quali erano stati condizionati in precedenza e contemporaneamente venivano applicati stimoli temici di intensità variabile. Poi è stato chiesto loro di valutare il dolore percepito. All'insaputa dei soggetti l'intensità del calore, e quindi del dolore, non era più correlata con il precedente condizionamento. Lo studio ha rilevato che quando i soggetti si aspettavano più dolore (perché veniva mostrato loro lo stimolo grafico che avevano imparato ad associare alla sensazione di dolore), le regioni cerebrali coinvolte nell'elaborazione delle minacce e nella paura erano più attive in fase di attesa. Inoltre le regioni coinvolte nella gestione della sensazione di dolore tendevano ad essere più attive durante la somministrazione  dello stimolo. I livelli di attivazione cerebrale sono risultati coerenti anche con il resoconto verbale fornito dai soggetti che, indipendentemente dall'intensità dello stimolo, tendeva ad essere allineato con le aspettative causate del condizionamento precedente. Le aspettative hanno avuto un effetto molto profondo, influenzando in modo radicale il processo di elaborazione sensoriale del cervello. Sorprendentemente le aspettative hanno influenzato anche la capacità di apprendere dall'esperienza. Molti soggetti hanno mostrato infatti un alto "bias di conferma", cioè la tendenza ad assimilare solo le informazioni coerenti con le convinzioni già strutturate ed a scartare i dati che mettono in discussione l'esperienza pregressa. Nel concreto se un soggetto si aspettava un dolore elevato e questo veniva realmente percepito, allora le volte successive tendeva ad aspettarsi ancora più dolore. Di contro se era in attesa di un dolore ma lo stimolo percepito era neutro la sua aspettativa di provare dolore nelle sessioni successive non si affievoliva. Dal punto di vista cognitivo, se ti aspetti un dolore perché sai che è associato ad un determinato stimolo ma per più volte questa aspettativa risulta essere erronea, allora dovresti smettere di temere. Se non lo fai, semplicemente non hai appreso dall'esperienza. I risultati suggeriscono che le aspettative negative relative al dolore possono persistere a lungo anche in assenza di motivazioni oggettive (effetto nocebo). Questo può aiutare a spiegare perché, per alcuni, il dolore cronico può continuare a lungo anche dopo che i tessuti danneggiati sono guariti. Link Fonte