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Mobbing: se il capo vi tortura e vi umilia ecco una strategia a breve termine.

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Esprimere gratitudine non solo è un gesto di buona educazione, ma sembra essere anche una strategia efficace per rendere più mansueto un capo aggressivo ed insicuro.

In un articolo recentemente pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology si descrivono i risultati di una ricerca condotta per analizzare le interazioni tra: potere, sentimenti di insicurezza, paure legate all’incompetenza, espressioni di gratitudine e tendenza a denigrare gli altri.

L’obbiettivo dello studio consisteva nel capire meglio cosa spinge un capo o un dirigente a maltrattare i suoi subordinati, e che cosa i dipendenti possono fare per evitare di essere aggrediti.

L’ipotesi di partenza è stata ricavata dai risultati di una precedente ricerca nella quale si affermava che ricevere espressioni di gratitudine aumenta in noi il senso di valore sociale percepito.

In base a ciò, se un soggetto in posizione di potere, riceve consenso ed approvazione dai suo subalterni appaga (almeno temporaneamente) il suo bisogno di sicurezza e riduce, di conseguenza, il livello di aggressività espressa.

 

Per verificare tale ipotesi è stato condotto un esperimento nel quale si è cercato di valutare la correlazione tra la minaccia al ruolo, alla competenza e all’autorità ed il manifestarsi di comportamenti denigratori e di aggressione.

Inoltre è stato analizzato l’effetto che le manifestazioni di gratitudine hanno su questa tendenza ad aggredire.

Per realizzare l’esperimento sono stati creati due gruppi di soggetti in grado di interagire solo attraverso note scritte.

È stato chiesto ai membri di un gruppo di scrivere delle istruzioni su come assemblare un oggetto, istruzioni che i soggetti ritenevano che sarebbero state giudicate dai membri dell’altro gruppo, mentre nella realtà erano valutate dagli sperimentatori stessi.

In una seconda fase, in modo speculare, è stato chiesto agli stessi soggetti di valutare le istruzioni che i partecipanti ritenevano fossero state scritte dai membri dell’altro gruppo, anche in questo caso i testi erano scritti dagli sperimentatori.

Inoltre i soggetti sono stati divisi, sempre casualmente, in soggetti “con potere” e soggetti “senza potere”. Nel primo caso è stato detto loro che le valutazioni che avrebbero dato si sarebbero trasformate in compensi economici per i membri dell’altro gruppo. Nel secondo caso è stato detto loro che le valutazioni non avrebbero comportato ne premi ne punizioni.

Le istruzioni di assemblaggio sono state valutate (dagli sperimentatori) sia includendo chiare espressioni di gratitudine sia in modo del tutto impersonale.

Successivamente ai soggetti è stata data la possibilità di valutare a loro volta il lavoro dei membri dell’altro gruppo (istruzioni sempre uguali compilate dagli sperimentatori), inviando dei feedback.

Il risultato?

Tra i soggetti “con potere” si è notata una forte tendenza a denigrare il lavoro altrui quando il loro lavoro non era stato “premiato” con espressioni di gratitudine. Tendenza che è scomparsa quando veniva riconosciuto loro il merito e la competenza per il lavoro svolto.

Tra i soggetti “senza potere” non si sono notate distorsioni nel comportamento in relazione ai feedback ottenuti.

I soggetti in posizione di potere quindi, quando percepiscono una minaccia alla loro autorità tendono a reagire aggredendo e denigrando gli altri. Non importa se la minaccia è reale o presunta, è sufficiente un dubbio o una insicurezza.

Rassicurare tali soggetti esprimendo chiaramente gratitudine ed apprezzamento per il loro lavoro li rende meno insicuri e quindi anche meno aggressivi.

Quando le persone hanno maggiore potere sentono la necessità di soddisfare un livello più alto di aspettative e questo le pone spesso di fronte a dubbi inerenti le loro capacità e la loro competenza. Quando l’insicurezza prende il sopravvento viene spesso mascherata con reazioni aggressive nei confronti dei sottoposti.

Per alleviare questo effetto, sembra quindi essere sufficiente gonfiare l’ego del capo.

Ovviamente questa strategia, anche se si è dimostrata scientificamente efficace, può essere utile solo nel breve periodo. La gestione delle relazioni capo-subalterno infatti possono diventare estremamente complicate nelle collaborazioni a lungo termine.

Nel caso del mobbing, la principale soluzione a lungo termine dovrebbe provenire dal potenziamento di se stessi e, in quest’ ottica, fare qualche complimento in più al capo potrebbe essere utile per riprendere le energie necessarie ad organizzare una difesa più efficace.

 

Fonte:

University of Southern California (2012, March 29). How to handle your insecure boss.